lunedì 5 novembre 2012

La Pioggia...All Over The World


              Mi chiamo Julie e non mi va mai bene niente. Dicono sia una cacacazzi.

          Il nome tipo esotico è merito tutto del mio papà, diplomatico americano d'un certo livello, che ha sposato la mia mamma conosciuta quando stava in servizio a Roma. Abbiamo girato mezzo mondo tutti insieme fino a quando mamma non s'è stancata di fare le valigie e impacchettare l'argenteria e soprattutto fino a quando non ha deciso che non era più il caso di condividere il marito suo pubblicamente co' chiunque ci metteva il più appresso manco fossimo sopra a google plus.

          Questa è la premessa per farvi capire quanto a volte le psicoputtanate ci azzeccano circa le disfunzioni che attingono alla sfera comportamentale affettiva delle genti pargole di chi si cornifica.

          Tengo da ridire su tutto e alle pendici della catena montuosa dei sentimenti miei ci sta un terreno arido assai, dall'altro lato è pure paludoso.

          Ho maturato una discreta esperienza intorno alle cose sessuali con tanto di statistiche in virtù di diversi campionati ai quali ho partecipato dentro alle ambasciate americane di mezzo mondo. Anche qui, ancora una volta, maschietti belli, ve l'assicuro, lasciate stare alle psicoputtanate, se ce l'avete piccolo tenete un problema. Se ce l'avete grosso ma non sapete usarlo, tenete un problema. Se ce l'avete grosso e sapete usarlo ma credete che siete voi a conquistare le femminucce, tenete un problema. Insomma il problema dei maschi è che fanno partire i ragionamenti sempre a livello inguinale, e i ragionamenti del fallo so' fallaci. Mi piace fare all'amore ma non mi sono mai innamorata. E per fare all'amore ho dovuto sempre prendere io l'iniziativa perché sono proprio una bella donna, assai.
          C'è chi dice che gli occhi sono il mio punto forte, grigio verdi tipo gatto e io i gatti non ce li sopporto. Devo ammettere che i miei capelli so' niente male dal momento che tengono una leggera ricciatura naturale, foltissimi e ambrati, lucenti assai tipo il riverbero al tramonto sopra al mare. La mia bocca, sebbene all'interno ci sta una dentatura da pubblicità, è caratterizzata da enormi labbra rosso vivo e carnose, troppo. Ma pare godere di apprezzamenti fuori dal comune in certe particolari occasioni. Inoltre, purtroppo, sono alta centottantuno centimetri e siccome manco per la Madonna di Lourdes rinuncio ai tacchi ecco che la cosa risulta imbarazzante dal momento che il mio seno è quasi sempre all'altezza degli occhi dell'interlocutore di turno. Sì, sebbene sia arrivata a compiere proprio oggi trentasei anni, devo dire che le mie tette ancora combattono egregiamente la battaglia con la forza di gravità per cui, quando vengono private del loro sostegno, che è della quarta misura, mantengono un atteggiamento fiero e dignitoso. Ovviamente mi piacerebbe avere delle areole decisamente più piccine, ma tant'è. Pur avendo sempre da ridire su tutto mi arrendo intorno all'argomento culo poiché il mio tiene una matrice brasiliana, senza dubbio. Inoltre, il virus degli ultimi due secoli, chiamato cellulite, a me non m'ha attaccato per cui niente groviere né sopra alle chiappe, tantomeno intorno alle cosce che terminano la loro lunga estensione in un paio di caviglie decisamente troppo sottili, per come la vedo io.

          Insomma, sono un pezzo di fica e quindi so' sfigata poiché i maschi, notoriamente vigliacchi e dotati di pochissimo senso dello humor, a quelle veramente belle non ci si avvicinano. Inoltre, sono intelligente.

          E così, io non mi sono mai innamorata. Papà adesso è a Johannesburg ma le reti telematiche funzionano benissimo quando devono trasferire fondi e considerato che ci piacciono le femmine a mio papà ma è pure generoso come d'altronde è pure generosa mamma mia, ecco io non faccio un cazzo dalla sera alla mattina e ancora una volta faccio trionfare alle psicoputtanate e mi dedico allo shopping ossessivo-compulsivo nel cui campo, credetemi, sono una riconosciuta autorità. Sì, anche nella pecorina, ma so' altri discorsi.

          Quando piove a Roma, piove. E' come se tutti gli apostoli guidati dal loro capo, al quale certo non possono disubbidire, pigliano delle enormi pompe e annaffiano alla città eterna. E quando gli apostoli stanno a fa' giardinaggio i taxi, evidentemente convinti d'essere tutti cabriolet, svaniscono.
           E so' impalata in Piazza di Spagna proprio all'inizio di via del Babuino, piena di buste di Hermes, i tacchi incastrati nei sanpietrini...sì, vuoi imparare a camminare con i tacchi? Tesoro, vieni a Roma...acqua ovunque e davanti a me c'è pure un altro cristiano...
"Mi scusi, aspetta un taxi?"
"No signora, mi piace stare sotto lo pioggia".
           Mentre me lo guardo cerco di ricordare quand'è stata l'ultima volta che mi so' sentita così cretina, inoltre è pure più alto di me.  Iguazu, e poi sto precisa sotto alle cascate Iguazu, 'na botta d'acqua dolorosa da sopra alla capa che quasi non ci mena per terra e allora 'sto cristiano mi piglia da un braccio si carica alle buste mie  arancioni e mi porta dentro a una di quelle barche dei viaggi della speranza, una carretta del mare, stipati nella stiva di 'sto Baretto insieme a decine e decine d'altri inzuppati ci arrampichiamo all'angolo del bancone e per la prima volta lo guardo in faccia.

          Devotissimi di tutte le religioni questo è bello da cinema, cinema di classe. Maledizione all'acqua caduta dal cielo di Roma quant'è bello mentre con un gesto d'altri tempi si toglie il soprabito di cashmere panna con la fodera rossa, indumento assai adatto vista la giornata, dovrà certamente buttarlo, per prendere un enorme fazzoletto di lino che tiene nel taschino della giacca doppio petto beige a spina di pesce con inserti bordeaux e mi tampona il viso col fazzoletto e non riesco a guardarlo nell'oceano pacifico degli occhi suoi così abbasso lo sguardo e noto un bellissimo paio di gemelli a forma di rana, verdi e rossi, che gli bloccano i polsini della camicia bianca al cui collo è perfettamente annodata una cravatta dello stesso colore degli occhi suoi...
"Leone, molto piacere".
"Leone?".
"Sì, mi chiamo Leone...".
"...Leone?" ...e inclino la testa di lato proprio come la regina delle cretine, si chiama Leone, mica merda
"Leone Feroce".
"Leone Feroce?".
"Sì, ma i miei genitori sono morti". E' pure simpatico.
"Julie..." e adesso?
"...piacere Julie..." aspetta a dirlo
"Andrews, Julie Andrews e i miei genitori sono ancora vivi!". Ci fu un tuono enorme ma nessuno di noi due riuscì a sentirlo poiché eravamo piegati in due dalle risate tipicamente stupide, assai stupide, di due adulti che si piacciono.

          Andai a casa sua, dove facemmo all'amore nell'ingresso del suo appartamento e dove compresi che ci sono uomini che non sono stupidi, uomini che sanno farti divertire, uomini che ti fanno sentire una regina, uomini che ti fanno sentire protetta, uomini che non sono dei bastardi. E lo capii dal modo con il quale Leone mi carezzava il viso, con il dorso della mano nodosa, da come le sue lunghe dita si insinuavano nei miei capelli, da come le sue labbra, perdinci alquanto sottili devo dire, scrutavano tutto il mio volto, come si schiudevano leggermente sulle mie palpebre, come la sua lingua umida e calda perlustrava la mia bocca in maniera alquanto simile alle squadre di sicurezza in cerca d'ordigni nelle nostre varie case, e la pioggia continuava incessante e s'infrangeva sui vetri come violenti marosi e ora lo stesso impeto s'impossessò di Leone mentre mi prendeva e  i suoi lunghi capelli nocciola mi solleticavano il viso mentre godevo tra le lacrime dell'amore di cui finalmente facevo conoscenza.
"Hai il sorriso più bello ch'io abbia mai visto, Julie". E lo guardavo, guardavo le sue possenti braccia mentre era ancora dentro di me...
"Julie, tutto bene?". Il mio è bello di sorriso? Deficiente, ma il tuo, dico te lo sei visto?
"Julie?". Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Leone Feroce e sono innamorata di te , bell'uomo dal nome improbabile.
"Julie?".
"Ancora, Leone. Fallo ancora, di nuovo". E fu di nuovo l'amore.

          In un anno non mi ha mai delusa. Sempre sincero. Molto impegnato, devo dire. E' un broker marittimo, un lavoro assai strano mica mai sentito. Montecarlo, Atene, Londra, Genova, Abu Dhabi, e io sono gelosa che Otello a confronto è nu norvegese eunuco, maledizione.

          Mia mamma è entusiasta di Leone, e Leone se la guarda che non mi piace 'sta cosa. Siamo a ristorante, a Milano, dove risiede alquanto comodamente mammà, aspettiamo papà. Ve l'ho detto, Leone è uomo d'altri tempi e vuol chiedere la mia mano al diplomatico americano. E piove, tanto per cambiare. E papà arriva, e la cena è un film, e Leone tira fuori tre anni di stipendio sotto forma d'una pietruzza biancazzurra  sfaccettata e luccicante imprigionata in un cerchio bianco. Leone guadagna un sacco di soldi all'anno, assai.
"Ti prego Julie, vuoi sposarmi?"
"Domani sei a Genova, giusto?"
"Julie, che c'entra?". A me non va mai bene niente.
"Allora te lo dico quando torni". Eccerto che ti voglio sposare amore mio e oggi, tre Novembre 2011, è il giorno più bello della vita mia.

           A me non va mai bene niente, neanche quando il telegiornale mi dice che a Genova c'è stata un'alluvione che altro che gli apostoli con la pompa. E io chiamo Leone, ma il cellulare è staccato. E continuo a chiamarlo per tutto il pomeriggio. E continuo a chiamarlo anche la sera, ma una voce del cazzo mi dice che l'utente potrebbe essere non raggiungibile e questa voce del cazzo non lo sa che per me Leone è sempre raggiungibile, che devo dire a Leone che lo sposo, io e Leone ci dobbiamo sposare quindi lui deve essere per forza raggiungibile mentre 'sta voce di 'sta gran cessa continua a dirmi che Leone mio non è raggiungibile e che devo provare a richiamare più tardi e figurati se devi dirmelo tu, brutta cessa, che devo provare a chiamare più tardi all'amore mio anche per tutta la notte, ogni due minuti lo chiamo, ma la voce continua imperterrita e inflessibile a dirmi che il mio sposo non è raggiungibile, siamo al cinque di Novembre e io ancora non ti ho potuto dire che ti sposerò, amore mio.

          "...l'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi, grazie".



22 commenti:

  1. Sicuramente il più bello che ho letto fino ad ora.Pur con la tua sottile ironia riesci nuovamente a parlare al femminile trasmettendo passione desiderio amore e tristezza come forse solo le donne riescono a provare.Bravissimo complimenti...ti stai superando...

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    1. Grazie a te Lorella...epperò, allora, forse non solo le donne, eeeh!
      Un abbraccio ;)

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  2. La carezza col dorso della mano, è l'apice del racconto...

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  3. Grazie... è davvero un bel racconto! Non lo dimenticherò :)))

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  4. Sei bravo.Leggendo il racconto sembra di vedere le immagini che scorrono.

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    1. Benvenuta Giovanna, sei gentile. Ti ringrazio...assai (co' 'sto assai ci devo contamina' il web, ci devo!)
      ;)

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  5. Ciao,racconto molto bello ma triste.La protagonista Julie e' una donna bellissima ed intelligente ma ferita dalla vita e dalla banalita' degli inutili,fatui e stupidi uomini che ragionano con un pezzo anatomico che nin e' il cervello.Ha molte avventure sessuali ma nulla di piu' perche' fondamentalmente cerca qualcosa che non riesce a trovare ed e' insoddisfatta di tutto.Ha moltissime cose materiali che acquista compulsivamente grazie ai soldi dei suoi generosi genitori ma in realta' non ha nulla.Scopre l'amore a Roma,sotto un terribile temporale,nelle vesti di Leone Furioso,un uomo dal nome bizzarro che possiede qualita' da lei mai trovate in un uomo.Quando lui le chiede di sposarla dopo un anno in presenza dei di lei genitori(suo padre e' un diplomatico americano,donnaiolo ma generoso e sua madre e' una donna italiana benestante)Julie tergiversa rimandando la risposta al rientro di Leone da Genova di li a pochi giorni ma purtroppo una tremenda alluvione si abbatte su Genova e Julie pentita telefona invano al cellulare di Leone sempre in segreteria,cellulare al quale lui forse non rispondera' mai piu'.Un racconto pervaso da un sottile dolore,metafora di una felicita' che sfugge tra le dita della protagonista quando pensava di averla raggiunta.Il dolore del vivere e' pienamente vissuto da Julie che molto piu' profonda di animo di quanto possa sembrare proprio a causa della sua bellezza ed intelligenza e' condannata all'inappagamento perpetuo in mondo popolato in maggior parte da creature frivole e stupide.Ma almeno per una volta ha provato cio' che non credeva esistere Leone che rappresenta anche la crudelta'della vita,del fato che tutto ti da in attimo e tutto ti toglie in un attimo.Julie povera creatura,combattuta ed infelice,vivra' per sempre nella eterna infelicita',tragica Giulietta privata del suo Romeo.

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    1. Ciao Alessandra, che dire? Posso solo aggiungere che volevo ricordare la tragedia che ha colpito la Liguria l'anno scorso...e Leone non risponde al cellulare perché vittima dell'alluvione.
      Ti ringrazio e ti abbraccio :)

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  6. Ciao Luca, ho letto con gran piacere questo tuo nuovo racconto. Geniale come riesci a legare la fiction con i fatti di cronaca. Pensare che proprio due giorni fa, di rientro da Milano e totalmente ignara del significato della data, arrancavo per Genova sotto la pioggia battente, carica di borse, inzuppata ed esausta. Nessuna alluvione però. E da ieri splende il sole.
    Grazie per questa perla narrativa.
    Buona giornata.

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    1. Ciao Silvietta bella grazie a te e meno male che c'è il sole ;)

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  7. Bellissimo, proprio quando è l'anniversario dell'alluvione di Genova.
    Mi hai fatto pensare a quante persone se ne vanno improvvisamente con tante cose lasciate in sospeso...
    Grazie!

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    1. Ciao Anna, ti ringrazio. E' devastante immaginare il dolore di chi resta avendo perduto la persona amata dopo un dissapore non chiarito... :)

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    1. Ehi Ma', sì. E' proprio così, grazie e molti abbracci.

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  9. Eh eh povero Leone Feroce! Dopo l'amplesso (bravo eh il leoncino...bravo e figo!), quando ci dici che è pure broker marittimo...sembrava quasi una versione nostrana del celeberrimo polpettone soft-porno-harmony dell'anno.
    Che hai giustamente riscattato con un fantastico finale annacquato.

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    1. Ti dico la verità le sfumature non l'ho letto però appare evidente che trattasi di roba che piglia, assai. E poi un certo criticone l'ha snobbato ed è infatti un successo editoriale diventato, che poeta!
      Quindi il Leone piace, però!
      Graziassai , ciao Simona ;)

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