venerdì 30 novembre 2012

Hurt





Hurt


in loving memory of c.p.

Your hair, golden flowers that light up the sea.
The sea welcomes your dip, perfect. As always.
The last one. The sea is not you returned to me.
And why is it still so bright your last wake.
And why did not all end.
Why there is still golden light.
Sixteen years is too short for a last dip, perfect.

I tuoi capelli, fiori d'oro che illuminano il mare.
Il mare che accoglie il tuo tuffo, perfetto. Come sempre.
L'ultimo. Il mare non ti ha restituito a me.
E perché è ancora così luminosa la tua ultima scia.
E perché non ha tutto fine.
Perché c'è ancora luce d'oro.
Sedici anni sono troppo pochi per un ultimo tuffo, perfetto.

mercoledì 28 novembre 2012

I've Got You Under My Skin


Pacific Ocean

Trees do not grow in the sea, everybody knows that.
Dreaming is baby stuff, everyone knows that.
The visions are for fools, everybody knows that.
You're really stupid if you cry while reading a book.
You touch if you see two old men walking in the park holding hands, you really are silly.
An apple a flower and the moon, that's all.
You go in the rain in the sea, you idiot.
It 's just a sunset.
It's blind, and his dog stinks.
Trees do not grow in the sea.
The dog smells dog and the blind man he described the sea the sky the clouds the sun and the rain, and I can not see it all so wonderfully. The blind man says that nothing is unusual.
Do not underestimate the unusual, because the trees grow in the sea.

Gli alberi non crescono in mezzo al mare, lo sanno tutti.
Sognare è roba per bambini, lo sanno tutti.
Le visioni sono dei folli, lo sanno tutti.
Sei proprio scemo se piangi mentre leggi un libro.
Ti commuovi se vedi due vecchi che passeggiano nel parco tenendosi per mano, davvero sei scemo.
Una mela un fiore e la luna, tutto qui.
Vacci tu sotto la pioggia in riva al mare, idiota.
E' solo un tramonto.
E' cieco, e il suo cane puzza.
Gli alberi non crescono in mezzo al mare.
Il cane profuma di cane e quel cieco mi ha descritto il mare il cielo le nuvole il sole e la pioggia, e io non riesco a vedere tutto questo in maniera così meravigliosa. Il cieco dice che niente è insolito.
Non sottovalutare l'insolito, perché gli alberi crescono in mezzo al mare.


lunedì 26 novembre 2012

What A Wonderful World




*What A Wonderful World*
Maratea, Italy


Cos'è, cosa vedi?
Il sole, riflesso nell'acqua del mare al tramonto.
No, è Dio che si specchia. 
E su tu fossi nato in Afghanistan, cosa vedresti?
Il sole, riflesso nell'acqua del mare al tramonto.
No, è Allah che si specchia.
E se tu fossi nato in India, cosa vedresti?
Il sole, riflesso nell'acqua del mare al tramonto.
No, è Buddha che si specchia.
Il sole che guardiamo è lo stesso per tutti, nessuno di noi ha potuto scegliere dove nascere. Ma il sole è lo stesso, teniamolo a mente.

What, what do you see?
The sun reflected in the sea at sunset.
No, it is God that is reflected.
And of you were born in Afghanistan, what would you see?
The sun reflected in the sea at sunset.
No, it is Allah who is mirrored.
And if you were born in India, what would you see?
The sun reflected in the sea at sunset.
No, it's Buddha, which is mirrored.
The sun looking at is the same for all, none of us could choose where to be born. But the sun is the same, let's keep in mind.

martedì 20 novembre 2012

Manifesti, Manifestazioni, Manifestanti...




          A differenza delle altre volte la capa mia  mi propone qualcosa che tiene una certa attinenza con il momento. Un vero momento di merda, decisamente.

          Sangue che mi scappa dalle mani, non ci riesco a fermarlo. Cristo, e dentro la capa mia The Flaming Lips in concerto dal vivo ci chiedono all'autista dell'ambulanza di fare presto. Cantano Mr. Ambulance Driver. Direi che è abbastanza appropriato come collegamento sinaptico, certo meglio di quello di stamattina che mentre mi trombavo, sì con una certa maestria a giudicare dalle grida e dallo sguardo perso di Micaela, la moglie del carabiniere, quella del primo piano che entro a casa sua e mi dice di fare piano e poi si fa sbattere sul piano e mentre me la sbatto, non certo piano, e  il mio cervello mi passa le immagini di Sandra Mondaini che canta Buonasera Stasera la sigla di Noi No e quella che prima mi diceva di fare piano mo' dice sì, noi sì, e dice pure  fai forte, sempre sul pianoforte. E io faccio forte co' quella da sopra al pianoforte. 
           E dopo che abbiamo finito quella dice che sente le vibrazioni e io ci dico che le sento pure io le vibrazioni perché è il mio cellulare che vibra e quella mi dice che vuole vibrare ancora e di più e a me pure m'andrebbe di farla contenta solo che ho risposto al cellulare e mio fratello mi dice di scappare e io dico a quella del primo piano stesa sul suo piano che me ne devo andare e lei mi dice che è arrapata forte e mi stringe forte forte il membro mio e io ci urlo forte assai che devo proprio andare perché mio fratello dice che sta male e mi ha chiesto aiuto.

          I Flaming Lips ancora invitano all'ambulanza, ce la pregano di fare presto e io non capisco un cazzo, troppa gente, fumo, sirene, urla, puzzo di bruciato, fiamme, gente che mi calpesta, uno perde sangue da un orecchio e cammina come fosse un sonnambulo, tengo del pesce marcio sopra a una gamba e la testa di mio fratello sopra all'altra, di gamba. La gamba col pesce puzza, la gamba con la testa di mio fratello sembra che perde sangue invece il sangue cola lungo la fronte di mio fratello che ora tiene gli occhi bianchi e sbatte le labbra, quelle labbra carnose e bellissime che davano il via a certi sorrisi strepitosi, quando mi rincorreva nel giardino senza mai riuscire a prendermi, accompagnato dall'ondeggiare dei suoi riccioloni neri. Lui la spuntava sempre, con papà. A me non mi hanno mai fatto portare i capelli lunghi, me li facevano sempre tagliare. Invece Stefano si ribellava, e non se li faceva tagliare i riccioloni suoi.
          Stefano diceva che tra noi non ci sono dieci anni di differenza, ma secoli. Stefano era bellissimo, mentre io no. Io ero sempre gentile ed educato co' tutti, soprattutto a scuola, con i professori. Mi prendevo i miei sei, e con una certa sollecitudine mi sono pure laureato. Stefano teneva sempre sul cazzo a tutti, lui mi diceva invece che non teneva sopra il cazzo a nessuno ma manco voleva che nessuno ci mancasse di rispetto. 
          Io mi facevo i cazzi miei, e Stefano invece si faceva sempre i cazzi degli altri. Stefano era bellissimo ma diceva che voleva scopare per il suo cervello e non per la sua bellezza. Ecco, sopra a questo punto io proprio non lo capivo poiché a me di scopare m'è sempre piaciuto assai e ho sempre dovuto fare una certa fatica per farlo perché con me non è che le femmine volessero farlo come volevano co' Stefano, che quelle tutte volevano farselo.

          Io co' Papà non ci discutevo proprio. Laurea e poi dentro la fabbrica. Prima in mezzo agli operai, poi negli uffici e poi nell'ufficio. E papà m'ha dovuto dire una sola volta che dentro alla fabbrica sua non esistevano femmine che invece c'erano e qualcuna pure davvero bona ma io a papà non ci riesco a disobbedirgli. E mica l'ho mai fatto.

          Stefano teneva un suo manifesto, lo intitolava politico estetico, per me i manifesti so' quelli della pubblicità.

          Il caos è sovrano e regna sopra a tutto l'universo che mi circonda col suo puzzo. Io chiamo a Stefano ma quello ci tremano le labbra ma non mi risponde e le mie mani fanno proprio cacare come diga che il sangue se ne scende come a tipo il fango del Vajont.

           Mo' è arrivato pure papà e tiene la faccia posseduta.

           Papà ci diceva che i giovani so' belli ma non servono a una minchia. Tengono gli ideali e so' puliti, ma nessun ideale ha mai portato il pane sopra a nessuna tavola. E Stefano se lo fissava negli occhi e lo sfidava. E ci diceva che il suo manifesto ci imponeva di manifestare e papà diceva che il suo manifesto non era così intelligente da far manifestare ai manifestanti come si deve. 

           Adesso papà si guarda intorno, io piango ma non mi spiego perché mentre il concerto prosegue e ci sta un sacco di gente al concerto, forse perché è gratis. Chissà che sta facendo quella sopra al pianoforte.

           Papà tiene un braccio dietro alla schiena e la rabbia sopra alla faccia.

          La stessa rabbia che teneva quando si piazzò di fronte a Stefano dentro alla fabbrica dove mio fratello si cercava di mobilitare agli operai di papà a scioperare contro a papà e papà che guardava a Stefano e ci chiedeva se lo voleva picchiare e io che ci volevo dire a Stefano che papà a lui non lo aveva mai toccato manco quando il preside lo voleva espellere dalla scuola perché si faceva gli spinelli in classe e papà non lo picchiò nemmeno quando quello se lo offese davanti al preside che si prese pure lo sfizio di dirci a mio padre che non era un bravo educatore e Stefano mo' se lo sfidava davanti agli operai suoi e sapeva che papà non ne aveva mai licenziato nemmeno a uno, e papà fece dietro front al cospetto degli operai suoi.

          Papà si strattona a una sacco di gente, papà si piglia 'na manganellata in testa da un carabiniere e io spero che papà non se ne crolla di faccia a terra perché sopra all'altra gamba io tengo la spazzatura e non c'è posto per papà che invece se ne sta in piedi davanti al manganellatore.

           E la sera della protesta in fabbrica Stefano non se ne voleva venire a tavola a mangiare e allora papà se l'è andato a prelevare da dentro alla camera nostra e Stefano era seduto mo' a tavola di fronte a me ma io non me lo guardavo, guardavo invece al brodo che cercavo di mangiarmelo senza fare rumore perché mi ricordavo di quella volta che feci rumore e 'na pala di quelle che usano i militari quando ci sta l'emergenza della neve da spalare da sopra ai marciapiedi mi arrivò dietro alla nuca sotto forma di mano di papà che disse che non dovevo mangiare come a un troglodita e Stefano mi dice che ne penso e io alzo le spalle e papà dice che è stanco. 
          Stefano dice a papà che pure lui è stanco di questo mondo.
          Papà dice a Stefano che il mondo è meglio di quello che crede lui.
         Stefano piange e dice che non è vero.
          Papà piange pure lui, e dice che se i giovani si mettono d'accordo il mondo davvero possono cambiarlo. Ma non andando a fare le manifestazioni coi fazzoletti sopra alla faccia e i caschi e con le mazze in mano e con le pietre.
        Stefano dice che si devono difendere.
         Papà dice che la miglior difesa è l'attacco quando si gioca a pallone non quando si va a manifestare contro a della gente che per lavoro non ti deve far fare cazzate quando manifesti.
          Stefano dice a papà che tiene torto.
          Papà dice a Stefano che prima o poi qualcuno metterà in mano a qualcuno con una mazza una pistola e allora andranno tutti a fare in culo.
          Stefano mi chiede che ne penso, io alzo di nuovo le spalle.
          Papà dice a Stefano che gli vuole bene, molto.
          Stefano dice che se fosse vero l'appoggerebbe. Allora io mi alzo e ci rovescio sopra ai riccioloni neri il brodo caldo. Stefano mi guarda che pare a Noè mentre s'ascolta le previsioni meteo. Papà mi mena una sberla. Papà s'alza da tavola e prega Stefano di non andare alla manifestazione di domani.

           Domani è adesso co' Stefano che ora non perde più sangue e forse allora gli operai delle mani mie hanno aggiustato la diga.

           Papà discute con uno con un manganello in mano e si avvicinano verso di noi, e tutti scappano, e vedo il fuoco, il concerto è finito ma l'ambulanza non arriva. Sento papà che chiede al manganellatore se è stato lui a colpire a Stefano quello ci risponde di sì, papà ci chiede perché, il manganellatore ci dice che Stefano teneva una pietra in mano e ce la agitava davanti alla faccia, papà ci chiede di fargli vedere alla pietra, quello ci chiede se per caso tiene voglia di pigliarsela pure lui una manganellata da sopra alla testa, papà ci chiede ancora di farci vedere la pietra, quello ci risponde di farsi ai cazzi suoi, papà dice che quello morto a terra sopra a una gamba dell'altro figlio suo è assolutamente frutto dei cazzi suoi, quello non apprezza la battuta, papà ci mette dentro all'occhio una pistola, io non so che cazzo fare, il manganellatore mo' è più bianco di Stefano, papà spara e quello sbatte all'indietro in un momento, cade a peso morto, e vorrei vedere.

           Io non vedo l'ora di svegliarmi per dirci a Stefano che ho fatto un brutto sogno e che non voglio che va alla manifestazione. Ma la sveglia stamattina sembra che non tiene voglia di suonare.


lunedì 12 novembre 2012

Zio Billy, Il Miracolo E I Potenti


     
          Sono impalato davanti a zio Billy e tengo la precisa espressione d'intelligenza d'un merluzzo appena pescato, sto pure co' tanto di bocca aperta perché non riesco a trovare una spiegazione logica per il tempo che zio Billy sta impiegando a scegliere tra due abiti praticamente identici, mi dovete credere so' uguali, davvero.

"Sderenato d'un decerebrato e stracafone inadeguato con lo stesso sangue mio, cancella dal tuo volto st'espressione scrotale. Ormai hai cinquantanni e purtroppo ho fallito, non sono riuscito a trasmetterti il gene dell'eleganza, peggio per te. Il glen check, volgarmente definito dai più principe di galles, non è solo grigio. Hai davanti a te due abiti di pregevole fattura entrambi con fondo castagna finestrati di bordeaux e azzurro ma..." 
          E qui lo zietto di settantasettanni si produce in una delle sue proverbiali pause gassmaniane, due dita della mano sinistra poggiate sulla tempia sinistra, mento in alto, testa all'indietro, braccio destro proteso in avanti e palmo della mano destra aperta, un leggero sbuffo, mi guarda con disgusto e rabbia gli suscito lo stesso moto empatico che produce un cazzo di rappresentante di medicinali che entra prima di te dal medico mentre tu sei lì che aspetti da tre quarti d'ora e quello, vestito come un becchino e con la faccia che solo loro tengono, ti precede e ti guarda pronto pure a sfotterti, vafangul a loro, dunque lo zio  prosegue:
"...uno ha doppio rigo verde e l'altro senape, e sono indeciso su quale indossare, coglione!".

          Posa i due abiti, che credetemi so' identici altro che senape e verde, e si dirige alla libreria da dove sceglie un Lp e come posseduto dall'estasi posa sul piatto il vinile e con la pazienza di uno di quei malati di mente che si costruiscono un modellino navale, sì sì, di quelli a uscite settimanali, tipo centotrentaquattro fascicoli, che mi chiedo ma 'ste raccolte davvero c'è qualche umano che ogni settimana, per centotrentaquattro settimane, se ne va all'edicola e si compra il suo fascicolo, e distratto da 'sti pensieri adesso vengo colpito dalle note del disco che zio Billy s'è scelto February Sun di Manu Katché da Neighbourhood, una vera delizia seguita poi da No Rush caratterizzata da altrettanto lirismo ma l'idillio, ovviamente, non poteva durare. 
           Infatti, un messaggio sul cellulare mi invita a collegarmi con urgenza, anche se ovviamente con terminologia alquanto differente, con Cungo, lo smelonato farmacista.

"Mago Minkionis, teniamo bisogno della vostra illuminata consulenza...presto!". Così esordisce il faccione di Cungo quando mi collego tramite computer con la sua farmacia, e poi in un bisbiglio aggiunge 
"Sì preciso come a  nu coglione! E' dieci minuti che aspetto, qua teniamo 'na roba di fantascienza".

          Che bello, sono inondato di stima, fiumi di stima, in due, in due minuti, m'hanno dato del coglione.

 Vengo sopraffatto dal terrore e no dalla curiosità perché se Cungo, noto malato di mente, parla di roba da fantascienza la faccenda è seria, ancora è troppo vivo il ricordo di quello che è stato capace di fare sopra alla barca di Lipparella (vedi post del 27 Agosto Zio Billy Il Panfilo Aluvostro E La Festa Di Ferragosto, e 2 Luglio Cungo E Il Mago Minkionis e 23 Luglio Cungo In Pizzeria) .

"Preco, preco, ditomi a tutto".
"Grande maco, vi faccio spiegare alla problematica dalla diretta interessata, avvicinatevi al bancone signora, venite venite e parlate dentro al computer".
"Ma che mi fate apparlare co' nu compiutro?".
"Sì signora il compiutro vi collega con il mago, venite, avvicinatevi, non vi preoccupate".

            Adesso lo schermo è occupato da una donna con quattro menti, su ognuno dei quali trionfa un grosso neo ciascuno con tre lunghi peli ramati ricurvi alla fine, insomma 'sti menti so' come all'oceano   i nei so' le maldive e quegli schifi di peli paiono gli alberelli,  la signora, 'na damigiana, s'apre in un sorriso e fa mostra d'una dentatura caratterizzata da lunghi intervalli neri.

"Ascoltatelo Maco Minchione...".
"Signo' minchione 'sto ciuccio, Minkionis...no Minchione, eh!".
Zio Billy incuriosito s'avvicina, la paura sale.
"Scusatemelo, maco Minkias".
Sullo sfondo s'intravede a Cungo che balla come a Psy il gangnam style.
"Signo' e qua minkias e minkias...Minkionis, la minkias beh...andiamo avanti".
"Vabbuo'... MACO... cussì ce lo tranquilliamo, allora come che ve lo addispiecavo allo supremo professo' farmaceutico noi atteniamo una famiglia ricolma di problematicità assistenziali di salute malata che tipo ci sta cognatemo che è affettato di alisi...". Cungo, tamponandosi le lacrime con un fazzoletto di carta, ritiene d'intervenire.
"Maco, ve lo siete visto ascoltantovetelo come si appadroneggia di forbitissimo linguaggio espressionistico, alla signora, ah?"
"Signo' ho capito bene, vostro cognato è malato di alisi?"
"Sì, sì, ma io vi sono arrivoltami addentro di voi che tenco io uno problema malativo ma che ora ha guarigione per di cui mi abbisogna la carta medica della diagnosticanza intorno alla malattia che in pratica io teneva una lernia e mo' apperò la lernia s'ha miracolata e ci devo portare le cartelle medicative allo vescovo che poi quello me le deve inviarle a Roma che ce le addevono sottopostare al benedettissimo santissimo Papa nostro che deve dichiararlo il miracolo e me medesima come persona miracolata dalla lernia che prima c'era, quanto a nu melone, e mo' non ci sta più, la lernia".

          Ho voglia di bere, zio Billy, che nel frattempo ha optato per l'abito senape, dice che il momento richiederebbe i Defunkt e no Manu Katché, dallo schermo del pc vedo Cungo che sussulta e rossissimo in volto fa fatica a trattenere le lacrime.

"In pratica..." Interviene quel malato mentale "...Voi, Maco, dovete intercedere presso l'Ospedale per avere la cartella clinica della signora. Ora la mia idea sarebbe che Vostro zio potrebbe accompagnare la gentile damigiana pizzodotata..."
"Prufessoro farmaceutico come siete galantico"
"...da quel comune amico per la documentazione necessaria a certificare l'avvenuto miracolo".
"Signora sarà per me un piacere e un onore accompagnarla a ritirare la cartella clinica, e chi se lo perde questo evento di portata mondiale! Solo un'informazione, l'appuntamento col vescovo l'avete già preso?". Il principe di Galles castagna finestrato bordeaux e azzurro con righino senape si produce pure in un inchino.
"Certamente che lo sono appuntata con il vescovo, timano appomeriggio quello eccelenza si aspetta a me persona. Se per lo avvero che ce lo  accompagnate a me persona vedovata vi aggrazzio tandissimo signore eterno".
"Eh no signo' domani è giorno di riposo per la farmacia e vi accompagno anch'io, ci mancherebbe!".

          Il collegamento s'interrompe, sul viso di zio Billy compare una smorfia diabolica mentre mi dice
"Interessante signora codesta damigiana, quanto poi alla alisi, malato di alisi, è una meraviglia".

          Credo che domani verranno le televisioni. Non ci voglio chiedere a zio Billy se tiene intenzione di accompagnare la signora anche dal vescovo, oltre che all'ufficio cartelle cliniche.

          Zio Billy, per l'occasione, si veste con un completo di velluto viola, liscio, camicia bianca con cravatta in cashmere celeste e due enormi gemelli in corallo.
        Scusate le continue digressioni, ma questa va raccontata con una certa enfasi, tipo che ci vorrebbe il grassetto, nu bello evidenziatore. Dunque, volevo descrivervi i gemelli che oggi s'è messo zio Billy. Sono ovviamente fuori misura, in pratica non si può non notarli. So' grandi e immagino pure costosi, so' pesanti, tipo di corallo massiccio, pieno, il corallo d'una volta. Oltre che grandi e costosi e pesanti, ecco, la particolarità di 'sti gemelli è la forma.
      So' a forma di cazzo. Questo s'è messo due enormi gemelli rosso vivo, in corallo, a forma di cazzo!

 Purtroppo ci viene a prendere il fidato Isuccio col padrone suo, il miliardario balbuziente in carrozzella  Procopio Alvaro Lipparella, sono venuti con un immenso monovolume nero con i vetri oscurati tipo film americano e io tengo un bruttissimo presentimento.

          Arrivati in ospedale ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va. Troppa confusione, troppe macchine, troppa gente. Insomma, troppo.

"Non può sostare qui", il maldestro e quanto mai inopportuno tentativo d'una bella femmina vestita da vigile urbano che vorrebbe impedirci di sostare davanti all'ingresso principale dell'ospedale.
"Se non fosse per l'enorme disgrazia con la quale quotidianamente siamo costretti a fare i conti in virtù del dramma che ha colpito il mio sfortunatissimo amico, sarei davvero tentato d'obbedirle meraviglia d'una fanciulla, ma senz'altro posso pregarla di concedermi il piacere d'offrirle un caffè o qualunque altra cosa di cui lei avvertisse la necessità, anche ore d'amore, mia cara".  E mentre questo dice, il vegliardo acchiappa repentino la mano della bella vigilessa, le sfila il guanto e se l'accompagna dolcemente alle labbra mentre con l'altra mano, uggesù uggesù, s'appoggia sul sedere del pubblico ufficiale.

           E' pazzo. Zio Billy è pazzo. E ci arrestano.

"Mi dispiace ma sono in servizio, però smonto alle 14 e sarà per me un piacere prendere un aperitivo con lei, signore". Le molestie sessuali sono un'invenzione. Zio Billy ancora palpeggia e la vigilessa non batte ciglio, mentre un tuttofare muto, Isuccio, un handicappato miliardario , Procopio, un farmacista malato di mente, Cungo, un'aspirante miracolata, la pizzodotata damigiana, aspettano come in una reclame d'un film di mafiosi, tutti a braccia conserte, all'ingresso dell'ospedale.

          Zio Billy bacia i capelli della regolatrice del traffico e ci raggiunge col passo fricchettone d'Obama. Tiene settantasettanni 'sto ciuccio di playboy.

"E complimenti per i suoi meravigliosi gemelli, gentile ammiraglio Billy". Avete capito che ci urla appresso a zio Billy la vigiloccola, la vigilessa nu poco zoccola.

          Entriamo e siamo come tuffati in un mare di gente, un mare proprio grosso di gente, un oceano di gente. E l'oceano è pure agitato, assai. Solo che credo non si sentano le puzze di brodo e di cipolla e di aglio e di sebo unto e le grida tipo di un suk quando che stai in mezzo all'oceano agitato, credo.

          Ma Isuccio è preciso Mosè. 'Sto muto divide le acque e ci crea un passaggio e così siamo al cospetto dell'ufficio amministrazione, zio Billy s'odora il polso.
"Blenheim Bouquet è certo meglio della flora che ci circonda, figliolo". E quello s'odora il polso e io ci guardo il polso, dove trionfa n'enorme cazzo di corallo, mannaggia mannaggia.

           A quanto pare oggi c'è l'inaugurazione di un nuovo padiglione e ci sono tutte le facce da lei non sa chi sono io del pianeta, il milanista display dice in rosso su fondo nero che è il turno del numero 64, siamo fortunati poiché noi abbiamo il 67 e mentre mi concentro sulla scollatura certamente fuori luogo della signora addetta allo sportello ecco giungere alle mie orecchie, ma anche a quelle di tutti gli altri con l'eccezione di Isuccio, una di quella frasi che credevo cadute in disgrazia, e invece:
"Lei non sa chi sono io".
"Credo invece di saperlo, lei è uno che alza troppo la voce".
"Lei non sa chi sono io".
"Le ripeto, lei è un maleducato che alza troppo la voce".
"No, lei non sa chi sono io".
"Deve prendere il numero dall'elimina code".
"No, lei non sa chi sono io, e lei non ha il cartellino, dov'è il suo cartellino".
"Deve prendere il numero, dov'è il numero?".

           Io spero proprio che questa il cartellino non se lo mette altrimenti copre le tette, almeno una.

"Lei non ha il cartellino, le faccio passare i guai, puttana!".

          Ooops, la faccenda si fa interessante al punto che Isuccio si avvicina al desk, mentre Procopio dondola la capa guardando a zio Billy che si liscia la cravatta. La damigiana è muta.

"Lei non ha preso il numero, coglione!". Aleeeè!
"L'ho preso, m'è caduto. Lei non ha il cartellino".
"Ce l'ho, m'è caduto".
"Adesso le faccio vedere io, puttana" e sbatte forte forte le mani a palme aperte sopra il vetro divisorio che fortunatamente per tette belle non cede. E Mr. lei non sa chi sono io se ne va furente commettendo l'errore di urtare assai maldestramente la carrozzella del megamiliardario amico nostro. Isuccio pare a Tarzan, tipo Tarzan, che centocinquantaquattrocentimetri so' pochi per essere Tarzan, e fa per lanciarsi sopra a quel galantuomo ma inspiegabilmente Procopio lo blocca con un semplice gesto del capo.
"Bravo Proco', mo' mi sa che ci divertiamo. Gentile damigiana prego, venga che chiediamo la sua cartella".

          Subito m'offro di aiutare la damigiana, zio Billy scuote la capa e mi lascia fare e io ingenuamente, faccio.
"Buongiorno gentile signora avremmo bisogno della cartella clinica..."
"Senta non è aria, primo mi guardi negli occhi, secondo sono sicuro che lei non è il figlio della signora, per cui aria, bello, aria. Rispettare la privacy". E tette belle mi fa allontanare e quasi quasi ci voglio dire che tanto ce l'ho visto il capezzolo, quello dove non ha messo il cartellino che ora come per magia è apparso preciso sopra alla zizza sinistra. Questa tiene due tette da urlo, pure quella col cartellino. Mi allontano, e si fanno sotto Procopio e zio Billy che prendono a parlottare con tette belle.

          E che ve lo dico a fare tanto, ovviamente, lo avete capito preciso pure voi che la signora tette belle col cartellino che mo' non c'è e mo' c'è mo' s'ammira i gemelli di zio Billy quindi il clamoroso prende forma per mezzo delle parole dell'aspirante miracolata, la damigiana ex portatrice di lernia:
"Maddonna bellissima e Padreterno che da quanto tembo che non me l'avvedevo certe forme zozze zozze ma calantuomo Billy so' precisi precisi a come che me li ricordavo che so' passati tanta anni da che è l'ultima volta che mi so' vista nu bello cazzo".
"Effettivamente, dei gemelli decisamente singolari" Tette belle fa eco all'ex portatrice di lernia.
"Ecco qua ' bellezza, cheste so' e cartelle ca m'avevi chieeest, hai visto comm'è che so' stato veloce...uuuuuh e Gesù ma ndove li avete presi 'ste meraviglie 'e gemelli?".
Ecco, ci mancava solo nu fru fru e il narcisismo di zio Billy prende il sopravvento e quello flirteggia e s'atteggia pure co' fru fru.

          Non tengo parole.
       
"E' quella là, è quella. Quella grandissima scostumata". Un plotone di coglioni s'appressa a noi guidato da una trionfante nazista testa di cazzo di mister lei non sa chi sono io.
          Dal momento che c'era l'inaugurazione ecco che appresso a mister lei non sa chi sono io ci sta il presidente della regione, 'na serie d'assessori, il direttore dell'ospedale, il sindaco, il questore, il prefetto, il vescovo e il solito sterminato codazzo di leccaani. N'immagine d'una tristezza infinita. Perfino Cungo, che poco prima m'aveva detto che i gemelli di zio Billy erano a grandezza naturale, almeno per quanto riguardava lui, mo' s'è intristito alla vista del plotoncoglioni.

"Signora, è vero che lei stava allo sportello senza il cartellino?" L'enorme panzuto direttore dell'ospedale.
"Signora, è vero che lei ha riempito d'ingiurie un utente del servizio pubblico?" L'assessore alla sanità, il libro mastro dei coglioni è in continuo aggiornamento.
"Signora, si rende conto che rischia il licenziamento?" Il presidente della regione, pure lui nella top ten dei serbatoi dell'organo riproduttivo.
"Signora, lei è passibile di querela" Il questore che non s'è riuscito a farsi i cazzi suoi.
"Le ho sempre detto di mettere il cartellino, io, sempre. Ogni giorno le dicevo che si doveva mettere il cartellino!". Ecco, il prode capufficio parte lancia in resta in difesa della sua collaboratrice.

          Purtroppo tette belle adesso sta perdendo il rimmel da dove se l'era messo. E' presa da un pianto dignitoso. Non protesta. Non dice nulla. Guarda il suo capufficio come ci si può guardare le scarpe dopo aver calpestato una merda. Piange. Le lacrime blu scuro le scendono copiose dagli occhi, le sporcano la camicetta aperta, lasciano indelebili tracce sul cartellino ed è sola al mondo, adesso.
"Lacrime di coccodrillo, va bene il pentimento, ma doveva pensarci prima". Finanche il vescovo decide di dimostrare al mondo la sua propria intelligenza.
"E le chiederò i danni!". Lei non sa chi sono io.

          E' sceso il silenzio sull'ospedale ed è arrivata pure la vigiloccola che fa adesso quel che tutti avrebbero dovuto fare. Entra nell'ufficio e tampona il viso di tette belle.

"Ppp per faaaa per fa favore...". Il plotone di coglioni solo adesso nota la presenza di Procopio.

          E hanno tutti cambiato espressione.

"Du du dunque..."
"E lei chi cazzo è!" Mister lei non sa chi sono io non ha il tempo di pentirsi della sua frase perché in un battibaleno, Isuccio il muto quasi nano, gli sferra un calcio su un ginocchio facendolo piombare a terra preciso di faccia sopra ai piedi della damigiana la quale, dimostrando una prontezza insospettabile, ci casca col culo da sopra alla capa e mister lei non sa chi sono io sviene e si perde il meglio.

"La signora è mia nipote! Ca ca caca cazzooni!". L'urlo di Procopio è tipo 'na scossa del quarto grado della scala Richter. Non ci sono vittime, pochi danni agli edifici, ma tutti la sentono e di conseguenza tutti si cacano sotto. Tutti hanno paura del terremoto.

          I plotoncoglioni adesso so' diventati i 4+4 di Nora Orlandi. Come non sapete chi è Nora Orlandi, eddài che lo sapete, è solo che magari non ve la ricordata a Nora e il coro suo.

          Comunque, questi, in coro, stanno a chiedere scusa a Procopio. Addirittura il direttore sta baciando le mani del potente miliardario, il presidente della regione lo bacia sopra alle guance, il questore fa arrestare a quello svenuto, il vescovo benedice a tutti...ma n'altra botta di terremoto! Stavolta la scossa è del sesto grado, ecchéccà, il sesto grado è roba tosta, assai.

"Toooooglietevi da da da davanti aaaa al caca ca cazzo mio! Dovete chiedere scusa alla signora, non a me!".

              Tutti adesso si voltano e c'è tipo 'na gara tra coglioni a chi prima arriva al cospetto di tette belle, che mo' per dispetto s'abbottona la camicetta fino all'ultimo bottone e nella corsa però Cungo allunga 'na gamba e il direttore generale, sgambettato, travolge l'assessore che a sua volta fa cade' il questore il quale s'azzoppa al sindaco che cade sopra al presidente della regione, e siccome so' tutti coglioni non c'è ne uno, tra i caduti, che è riuscito a mettere le mani avanti, e confermando che so' coglioni proprio, sbattono tutti di faccia per terra e se ne svengono.

            Le cariche istituzionali della regione so' tutte svenute. E' nu colpo di stato.

          E' rimasto in piedi solo il vescovo che però è stato placcato dalla damigiana.
"Ecco eccellenza rivederendissima riverosa queste so' le prove. Tenco le astre. Ecco qua. Questa è la astra dove che si avvede la lernia quanto a nu melone e questa è la astra dove che la lernia a melone è sparita. Tenco avuto allo miracolo!".
"La astra?" Il vescovo mantiene una certa lucidità.
"Certo, eccellenza. La astra, le radiografie!". Cungo dirada le nubi.
Il vescovo si guarda Procopio e Procopio dice:
"Vuoi che smsm sm smetta di passarti l'ass ass lasse l'assegno annuale? E dichiara sto' cazzo di miracolo!".
Il vescovo si fa il segno della croce.
"Sono sposata!" Sbaammete, Cungo si piglia 'no schiaffo da tette belle. Procopio viene spinto fuori da Isuccio e io cerco zio Billy ma non lo vedo.

          Usciamo fuori e Isuccio fa gesti in direzione dell'immenso monovolume nero sul quale stanno adesso salendo zio Billy e la vigiloccola. Zio Billy ci fa ciao ciao con la manina.

            Mannaggia mannaggia, dentro le istituzioni stanno ancora svenute.

          

lunedì 5 novembre 2012

La Pioggia...All Over The World


              Mi chiamo Julie e non mi va mai bene niente. Dicono sia una cacacazzi.

          Il nome tipo esotico è merito tutto del mio papà, diplomatico americano d'un certo livello, che ha sposato la mia mamma conosciuta quando stava in servizio a Roma. Abbiamo girato mezzo mondo tutti insieme fino a quando mamma non s'è stancata di fare le valigie e impacchettare l'argenteria e soprattutto fino a quando non ha deciso che non era più il caso di condividere il marito suo pubblicamente co' chiunque ci metteva il più appresso manco fossimo sopra a google plus.

          Questa è la premessa per farvi capire quanto a volte le psicoputtanate ci azzeccano circa le disfunzioni che attingono alla sfera comportamentale affettiva delle genti pargole di chi si cornifica.

          Tengo da ridire su tutto e alle pendici della catena montuosa dei sentimenti miei ci sta un terreno arido assai, dall'altro lato è pure paludoso.

          Ho maturato una discreta esperienza intorno alle cose sessuali con tanto di statistiche in virtù di diversi campionati ai quali ho partecipato dentro alle ambasciate americane di mezzo mondo. Anche qui, ancora una volta, maschietti belli, ve l'assicuro, lasciate stare alle psicoputtanate, se ce l'avete piccolo tenete un problema. Se ce l'avete grosso ma non sapete usarlo, tenete un problema. Se ce l'avete grosso e sapete usarlo ma credete che siete voi a conquistare le femminucce, tenete un problema. Insomma il problema dei maschi è che fanno partire i ragionamenti sempre a livello inguinale, e i ragionamenti del fallo so' fallaci. Mi piace fare all'amore ma non mi sono mai innamorata. E per fare all'amore ho dovuto sempre prendere io l'iniziativa perché sono proprio una bella donna, assai.
          C'è chi dice che gli occhi sono il mio punto forte, grigio verdi tipo gatto e io i gatti non ce li sopporto. Devo ammettere che i miei capelli so' niente male dal momento che tengono una leggera ricciatura naturale, foltissimi e ambrati, lucenti assai tipo il riverbero al tramonto sopra al mare. La mia bocca, sebbene all'interno ci sta una dentatura da pubblicità, è caratterizzata da enormi labbra rosso vivo e carnose, troppo. Ma pare godere di apprezzamenti fuori dal comune in certe particolari occasioni. Inoltre, purtroppo, sono alta centottantuno centimetri e siccome manco per la Madonna di Lourdes rinuncio ai tacchi ecco che la cosa risulta imbarazzante dal momento che il mio seno è quasi sempre all'altezza degli occhi dell'interlocutore di turno. Sì, sebbene sia arrivata a compiere proprio oggi trentasei anni, devo dire che le mie tette ancora combattono egregiamente la battaglia con la forza di gravità per cui, quando vengono private del loro sostegno, che è della quarta misura, mantengono un atteggiamento fiero e dignitoso. Ovviamente mi piacerebbe avere delle areole decisamente più piccine, ma tant'è. Pur avendo sempre da ridire su tutto mi arrendo intorno all'argomento culo poiché il mio tiene una matrice brasiliana, senza dubbio. Inoltre, il virus degli ultimi due secoli, chiamato cellulite, a me non m'ha attaccato per cui niente groviere né sopra alle chiappe, tantomeno intorno alle cosce che terminano la loro lunga estensione in un paio di caviglie decisamente troppo sottili, per come la vedo io.

          Insomma, sono un pezzo di fica e quindi so' sfigata poiché i maschi, notoriamente vigliacchi e dotati di pochissimo senso dello humor, a quelle veramente belle non ci si avvicinano. Inoltre, sono intelligente.

          E così, io non mi sono mai innamorata. Papà adesso è a Johannesburg ma le reti telematiche funzionano benissimo quando devono trasferire fondi e considerato che ci piacciono le femmine a mio papà ma è pure generoso come d'altronde è pure generosa mamma mia, ecco io non faccio un cazzo dalla sera alla mattina e ancora una volta faccio trionfare alle psicoputtanate e mi dedico allo shopping ossessivo-compulsivo nel cui campo, credetemi, sono una riconosciuta autorità. Sì, anche nella pecorina, ma so' altri discorsi.

          Quando piove a Roma, piove. E' come se tutti gli apostoli guidati dal loro capo, al quale certo non possono disubbidire, pigliano delle enormi pompe e annaffiano alla città eterna. E quando gli apostoli stanno a fa' giardinaggio i taxi, evidentemente convinti d'essere tutti cabriolet, svaniscono.
           E so' impalata in Piazza di Spagna proprio all'inizio di via del Babuino, piena di buste di Hermes, i tacchi incastrati nei sanpietrini...sì, vuoi imparare a camminare con i tacchi? Tesoro, vieni a Roma...acqua ovunque e davanti a me c'è pure un altro cristiano...
"Mi scusi, aspetta un taxi?"
"No signora, mi piace stare sotto lo pioggia".
           Mentre me lo guardo cerco di ricordare quand'è stata l'ultima volta che mi so' sentita così cretina, inoltre è pure più alto di me.  Iguazu, e poi sto precisa sotto alle cascate Iguazu, 'na botta d'acqua dolorosa da sopra alla capa che quasi non ci mena per terra e allora 'sto cristiano mi piglia da un braccio si carica alle buste mie  arancioni e mi porta dentro a una di quelle barche dei viaggi della speranza, una carretta del mare, stipati nella stiva di 'sto Baretto insieme a decine e decine d'altri inzuppati ci arrampichiamo all'angolo del bancone e per la prima volta lo guardo in faccia.

          Devotissimi di tutte le religioni questo è bello da cinema, cinema di classe. Maledizione all'acqua caduta dal cielo di Roma quant'è bello mentre con un gesto d'altri tempi si toglie il soprabito di cashmere panna con la fodera rossa, indumento assai adatto vista la giornata, dovrà certamente buttarlo, per prendere un enorme fazzoletto di lino che tiene nel taschino della giacca doppio petto beige a spina di pesce con inserti bordeaux e mi tampona il viso col fazzoletto e non riesco a guardarlo nell'oceano pacifico degli occhi suoi così abbasso lo sguardo e noto un bellissimo paio di gemelli a forma di rana, verdi e rossi, che gli bloccano i polsini della camicia bianca al cui collo è perfettamente annodata una cravatta dello stesso colore degli occhi suoi...
"Leone, molto piacere".
"Leone?".
"Sì, mi chiamo Leone...".
"...Leone?" ...e inclino la testa di lato proprio come la regina delle cretine, si chiama Leone, mica merda
"Leone Feroce".
"Leone Feroce?".
"Sì, ma i miei genitori sono morti". E' pure simpatico.
"Julie..." e adesso?
"...piacere Julie..." aspetta a dirlo
"Andrews, Julie Andrews e i miei genitori sono ancora vivi!". Ci fu un tuono enorme ma nessuno di noi due riuscì a sentirlo poiché eravamo piegati in due dalle risate tipicamente stupide, assai stupide, di due adulti che si piacciono.

          Andai a casa sua, dove facemmo all'amore nell'ingresso del suo appartamento e dove compresi che ci sono uomini che non sono stupidi, uomini che sanno farti divertire, uomini che ti fanno sentire una regina, uomini che ti fanno sentire protetta, uomini che non sono dei bastardi. E lo capii dal modo con il quale Leone mi carezzava il viso, con il dorso della mano nodosa, da come le sue lunghe dita si insinuavano nei miei capelli, da come le sue labbra, perdinci alquanto sottili devo dire, scrutavano tutto il mio volto, come si schiudevano leggermente sulle mie palpebre, come la sua lingua umida e calda perlustrava la mia bocca in maniera alquanto simile alle squadre di sicurezza in cerca d'ordigni nelle nostre varie case, e la pioggia continuava incessante e s'infrangeva sui vetri come violenti marosi e ora lo stesso impeto s'impossessò di Leone mentre mi prendeva e  i suoi lunghi capelli nocciola mi solleticavano il viso mentre godevo tra le lacrime dell'amore di cui finalmente facevo conoscenza.
"Hai il sorriso più bello ch'io abbia mai visto, Julie". E lo guardavo, guardavo le sue possenti braccia mentre era ancora dentro di me...
"Julie, tutto bene?". Il mio è bello di sorriso? Deficiente, ma il tuo, dico te lo sei visto?
"Julie?". Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata, Leone Feroce e sono innamorata di te , bell'uomo dal nome improbabile.
"Julie?".
"Ancora, Leone. Fallo ancora, di nuovo". E fu di nuovo l'amore.

          In un anno non mi ha mai delusa. Sempre sincero. Molto impegnato, devo dire. E' un broker marittimo, un lavoro assai strano mica mai sentito. Montecarlo, Atene, Londra, Genova, Abu Dhabi, e io sono gelosa che Otello a confronto è nu norvegese eunuco, maledizione.

          Mia mamma è entusiasta di Leone, e Leone se la guarda che non mi piace 'sta cosa. Siamo a ristorante, a Milano, dove risiede alquanto comodamente mammà, aspettiamo papà. Ve l'ho detto, Leone è uomo d'altri tempi e vuol chiedere la mia mano al diplomatico americano. E piove, tanto per cambiare. E papà arriva, e la cena è un film, e Leone tira fuori tre anni di stipendio sotto forma d'una pietruzza biancazzurra  sfaccettata e luccicante imprigionata in un cerchio bianco. Leone guadagna un sacco di soldi all'anno, assai.
"Ti prego Julie, vuoi sposarmi?"
"Domani sei a Genova, giusto?"
"Julie, che c'entra?". A me non va mai bene niente.
"Allora te lo dico quando torni". Eccerto che ti voglio sposare amore mio e oggi, tre Novembre 2011, è il giorno più bello della vita mia.

           A me non va mai bene niente, neanche quando il telegiornale mi dice che a Genova c'è stata un'alluvione che altro che gli apostoli con la pompa. E io chiamo Leone, ma il cellulare è staccato. E continuo a chiamarlo per tutto il pomeriggio. E continuo a chiamarlo anche la sera, ma una voce del cazzo mi dice che l'utente potrebbe essere non raggiungibile e questa voce del cazzo non lo sa che per me Leone è sempre raggiungibile, che devo dire a Leone che lo sposo, io e Leone ci dobbiamo sposare quindi lui deve essere per forza raggiungibile mentre 'sta voce di 'sta gran cessa continua a dirmi che Leone mio non è raggiungibile e che devo provare a richiamare più tardi e figurati se devi dirmelo tu, brutta cessa, che devo provare a chiamare più tardi all'amore mio anche per tutta la notte, ogni due minuti lo chiamo, ma la voce continua imperterrita e inflessibile a dirmi che il mio sposo non è raggiungibile, siamo al cinque di Novembre e io ancora non ti ho potuto dire che ti sposerò, amore mio.

          "...l'utente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi, grazie".