mercoledì 10 ottobre 2012

Figlia, Moglie, Madre Mai Donna

          Non si vede niente. Mamma, quant'è alto.

          Sì, sì e sì.

          Sono stufa e oggi mi faccio il giro e ve lo dico a tutti, quanto sono stufa. Vi vengo a trovare a uno a uno. Camilla vostra si veste di chiffon e foulard e nastri e pizzi e viene in visita.

          Ci metto tanto, e tanto, ma tanto. Poi però quando prendo una decisione è quella e manco Gesù Cristo in persona mi può far cambiare idea, ammesso che tiene voglia di venirmi a fare cambiare idea.

          Roberta Flack canta dal vivo nel mio cervello e i neuroni ci sbandierano gli accendini accesi, tutt'un trionfo di nero e giallo e viola e blu, tipo 'na roba romantica, assai. Canta come un usignolo, Roberta. E chi l'ha mai sentito cantare, un usignolo. Che poi, sempre n'uccello è. E allora, lontano. Lontano dagli uccelli. Volatevene via da me. Siete silenziosi. Sono stata troppo a lungo in silenzio e mica c'è bisogno di scomoda' a Rousseau per capire che non è una cosa buona, il silenzio assoluto.

          E avvolta dalla nebbia mo' vi vengo a dire a tutti tutte le cose che tengo da dirvi. Tante cose.

          Nella vita mia non ho mai fatto quello che volevo io, mai. Manco una volta.

          Nebbia e nuvole e freddo e vento.

          Il primo che ce lo vado a dire è mio papà. Papà, tu ti vergognavi del lavoro tuo, mica io. Tu ti sentivi sempre triste e fuori posto, mica io. Per me era un lavoro come un altro, che pure ci ha consentito di campare più che bene, mi pare. Coi compagni di scuola si finiva sempre per fare gli stessi giochi. A casa di Gianna giocavamo al dottore nello studio di suo padre che era medico. A casa di Vittoria giocavamo al negozio e a casa di Lorella giocavamo alla sarta in mezzo alle stoffe della mamma.
          Da noi giocavamo alle condoglianze, almeno fino a che Gianna non s'andò a scegliere 'na bara già occupata. Papà non divaghiamo, il problema non era Da Minguzzo Crociere Eterne. Tutto sommato, uno slogan come un altro. Il problema è stato che non m'hai fatto aprire la pizzeria. M'hai costretta a prendermi la laurea. Però dovevo viaggiare, mentre le amiche mie se ne so' andate a Roma. E comunque io pure me la sono presa la laurea.
          Poi ti ho detto che volevo provare il concorso in magistratura ma tu hai detto che era meglio che me ne andavo a fare pratica dentro allo studio di zio Rocco. Zio Rocco, l'amico tuo, teneva l'impressione che mi doveva avviare a n'altra professione. L'esercizio dell'attività forense non mi credevo che teneva a che fare con i fori miei. E forse sbagliai a non dirti niente. E forse sbagliai a non darci 'na sberla a zio Rocco quando si slacciò i calzoni e mi disse che ce lo dovevo prendere in bocca. Tu facesti brutto quando ti dissi che m'ero licenziata. E allora non dissi nulla intorno alla confusione che faceva zio Rocco sull'uso della lingua dentro all'avvocatura.

           E papà, non ne parliamo di quando mi hai detto che mi cacciavi di casa se mi fidanzavo co' Francesco. Francesco che era dolce come lo zucchero filato della festa del paese. Che abbassava sempre lo sguardo tanto che era timido. Che mi voleva bene ed era tenero e impaurito come a un cucciolo di cane trovato in mezzo a una strada. Ed era sempre pulito e profumava di fiori anche se facevo lo spazzino. Ma tu, papà, dicevi che non andava bene. Che non solo era uno spazzino ma che era pure povero, assai. Ma papà, la gente muore in continuazione e tu i soldi li tieni e non ci sarà crisi che tenga nel settore tuo che oltretutto manco ci hai alla concorrenza. Macché, niente Francesco.

          A Canio mi hai costretta a sposare. Papà a me mi veniva da piangere solo a chiamarlo. Non ne parliamo poi che le domeniche e tutte le feste comandate ce ne dovevamo andare alla casa loro. E meno male che mamma già s'era andata a fare da tempo 'na crociera di quelle che organizzi tu. E io mi dovevo sedere vicino al padre di Canio, zio Rocco l'avvocato. Che era come a nu polipone. Non facevo a tempo a spostargli nu tentacolo che subito ce n'era n'altro sopra a qualche zona del corpo mio.

           Papà, non ce la faccio più. E quindi so' venuta a dirti 'na cosa. Papà vai a fare in culo, secondo me tu la vita mia me l'hai rovinata. Fanculo papà, te lo so' venuta a di'.

           Ah, e finalmente. Ma ancora non si vede niente. Mi piace la nebbia.

          Canio, mo' vengo a dirti un paio di cose pure a te. A me non mi interessa più di tanto dove vai a mettere qual tuo cosino piccolo e poco rigido. L'esperienza mia è limitata, assai. Ma dodici centimetri, che poi la misurazione la fai partire da un punto che proprio non saprei ma comunque diciamo dodici, credo che in giro ci sia di meglio. Ma in giro pure ci sta a un sacco di gente che s'accontenta, ci mancherebbe. Non ho sentito il telefono che non c'era campo che l'avevo lasciato in macchina che non potevo rispondere che era scarico che non ho trovato la chiamata che poi ti spiego che è meglio che ci sentiamo dopo.
          Sinceramente, quello che mi dà fastidio è che tu pensi che so' scema. Manco ti voglio parla' della mancanza di rispetto. Che ti fai bello davanti agli amici. Che dici che tieni le cene di lavoro. Le conferenze. La cosa che poco poco mi innervosisce è che spesso, senza che manco te lo chiedo, tu mi chiami e mi dici di tenere a una in mezzo alle gambe tue co' quella che sente, ride e si diverte e io che ho sempre fatto finta di niente.
          Canio, tu a me non m'hai fatto godere manco una volta. Io godo per i fatti miei, tengo un sacco di fantasia e una certa manualità e mi procuro da sola il piacere che tremo proprio ed è bellissimo. Ti dirò, manco gli abbracci mi mancano più. In più ti lavo alle mutande che spesso so' pure scacazzate, ti stiro le camicie che ti vai a fare sbottonare da signore che s'accontentano di poco e ti faccio mangiare pure come a un porco. Senza averti mai chiesto soldi, oltretutto.
          Canio una volta avevo preso il coraggio e volevo parlarti e m'hai detto che era meglio che non cominciavo proprio che tanto non m'avevi mai picchiata. Ti ringrazio Canio che non mi hai menata.

          Canio, ascolta a Camilla tua. Vattene a fanculo. Canio vafangul va' va'.

          Mica è stato così difficile tutto sommato. Ancora non si vede niente, ma non è stato difficile. Trentanni a sopportare e cinque minuti per mandare a fanculo. Pure le parolacce riesco a di'.

         Gianna, amica mia. Bugiarda. Falsa. Stronza. Invidiosa. Gelosa. Ciuccia. Ricca. Gianna, che tiene 'na parola di merda per tutti gli umani della terra. Gianna, che t'ingioielli per venire alla casa mia. Gianna, che giri con i fogli di cinquecento euro dentro alla borsa ma che sei infelice che io che colpa ne tengo. Gianna, che ti pigli i dodici centimetri di Canio dentro al corpo tuo dentro al bagno di casa mia.
Gianna, vafanculo. Gianna, vafangul, va' va'.

           E' un mantra. Niente ancora vedo, ma 'sti vafanguli so' precisi come a un mantra.

          Padre Vincenzo, fanculatevi pure voi e la filosofia della sopportazione.

          Rocchino, figlio mio ti dico la verità e manco mi sento in colpa. Doverti chiamare col nome di quello che voleva che ce lo ciucciavo dentro allo studio suo mica facile è stato sai, no no. Però, Rocchino te la faccio breve. Io sono tua madre, no la tua cameriera. Ti voglio dire che non sta bene che rompi i vetri della casa tirandoci il ferro da stiro quando vedi che la camicia che ti volevi indossare ancora non è pronta anche se me l'hai gentilmente ordinato di stirartela appena due minuti addietro. In più col pubblico di amici tuoi tossici come a te che assiste agli ordini di stiro e alla rottura dei vetri.     Rocchino, io sono mamma tua e tu mamma mi devi chiamare non quella là. Tu non devi averci a questa confusione dentro al tuo cervello. Rocchino, se nel tè che ti porto a letto alle dodici del mattino ho dimenticato di farci sciogliere allo zucchero tu non c'è bisogno che mi fai allo shampoo in testa con l'infuso al limone che i miei capelli già biondi sono.

          Rocchino, figlio mio ma vattene a fanculo, vafangul va' va'.

          E finalmente s'alza pure la nebbia, era ora. Stavo quasi per mandare a quel paese pure a questo altissimo ponte. Guardo giù. Il ponte non si merita che ce lo mando affanculo. 

          E' alto, assai che è alto. Sù Camilla, dai vattene a fanculo tu adesso. Per una volta nella vita fai a una cosa come pare e piace a te.

         Salta, sù...venite adesso uccellacci, accompagnatemi in questo volo che adesso la nebbia non c'è più.

39 commenti:

  1. Duro, durissimo ma perfettamente calzante rispetto alla vita di molte, troppe donne abusate in famiglia e non.
    Alla fine emerge sempre la cosa più bella, anche dalla tua pagina, che nel silenzio doloroso ed eroico, le donne sono il cuore del mondo. E con la loro sopportazione e tenacia, anche in quella di un gesto estremo per liberarsi di tanto obbrobrio, meriterebbero il posto che da millenni ci arroghiamo il diritto di detenere.

    Grazie Luca,
    commenti divertenti su questo racconto non è bello farne, è giusto che si rimanga nella serietà accompagnando Camilla nell'ultimo e primo volo libero!

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    1. Commovente il racconto di Luca e commovente anche il tuo commento. Grazie a tutti e due|

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    2. Ciao Leonardo, molte grazie ;)

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  2. Ah... Luca.. che vivacità, pur nel finale scelto... ma vivacità di resoconto così tangibile nella sua feroce ironia ben piazzata, ben evidenziata nelle sue frange di situazioni spiacevoli e ipocrite al limite della sopportazione. Racconto che tu rendi veloce, istintivo, immediato di sensazioni partecipative e credimi di simpatia solidale verso la protagonista! Sì, sei grande realizzatore verbale di quel vivere che non è vivere infine a contatto di una giusta dimensione di vita felice! GRANDEEEEEEEEEEEEE! Grazie e alla prossima! Mariella Mulas

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    1. Ciao Mariella GRAZIEEEEEE, e nel prossimo sarà protagonista la RECIPROCITA' , fa sempre un certo effetto leggere i tuoi com (pli) menti ;))

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  3. Caro Luca, ne ho conosciute di donne così, disperate e annullate! Noi donne dobbiamo ricordare che, prima di essere figlie, mogli, mamme, siamo solo e soprattutto esseri umani che meritano rispetto, questa è la parola magica. Chi ce lo nega non merita nulla e dovrebbe finire sotto quel ponte...

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    1. Ciao Anna...magari a dormire però, sempre meglio che i voli non ce li auguriamo a nessuno. Grazie e grazie ;))

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  4. ...ciao Luca, a fine lettura mi hai ricordato l'amico A.Cechow coi suoi racconti brevi. Racconti colmi d'ironia, a volte superficiale, altre invece dai risvolti profondamente drammatici, come nel caso della tua Camilla. Racconti che a volte purtroppo si riflettono nella realtà di tutti i giorni. Senza tanto clamore, nel silenzio dell'indifferenza....un caro saluto...

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    1. ciao Sergio, è bello sapere che non sono il solo ad avere certe amicizie, anch'io ho un sacco di amici, soprattutto musicisti e quasi tutti manco sanno di essere amici miei ma tu non dirlo troppo in giro.
      Imbarazzato, ti ringrazio proprio tanto. Ma tanto. ;)

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  5. Accidenti Luca, ma quand'è che ti ho raccontato la mia storia?
    Scherzo, io "Canio" mica l'ho sposato e infatti mi cacciò di casa...ma quella sì che fu una grande fortuna!!
    Baci, sei grande!

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    1. Ciao Simona, per ora mi cimento coi balletti degli Spinners e non appena sarò pronto mi racconterai, eccerto che dovrai raccontare ché so' particolarmente interessato non al grande ma ai baci, sì sì.
      Grazie ;))

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  6. la libertà ha sempre un alto prezzo da pagare, grazie Lu'..

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    1. Ciao Marianna, e le cose che costano assai è meglio allora se non ce le possiamo permettere, certi prezzi so' drammaticamente ridicoli.
      Grazie a te ;)

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    2. la libertà non ha prezzo... non si può comprare né vendere. grazie Luca, drammaticamente bello!

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  7. eh ben scritto e ben raccontato, ma il coso lì più che poco rigido, io ci avrei fatto dire che era moscio e vafangul :)

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    1. Ah ah ah...e aggiungerei che sono racconti di fantasia che soprattutto nulla hanno di autobiografico, cazzo!
      Ciao simpatia e grazie :))

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  8. Sono sempre belli, questi regali che ci fai.

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    1. Ciao Gioia, scegliere un regalo che poi risulta gradito è sempre difficile e bello.
      Grazie ;))

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  9. ottimo lavoro (forma e sostanza)..credo che ognuno di noi abbia una scorta di "vaffanculo" da elargire nell'occasione giusta..ci vuole solo pazienza..
    artemisia

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    1. Ciao Artemisia...e allora sopportiamo, portiamo pazienza che di volare proprio no. Oppure, mandiamocela un po' di gente in quel posto affollatissimo che sarà mai!
      Grazie ;)

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  10. .....e comunque credevo in un altro finale.....pensavo, quando ce vò ce vò..... mandi a quel paese tutti e volti pagina.... Ma purtroppo il finale alcune volte cambia.... quello che non cambia mai è che c'è tanta "gente stronza" in giro...troppa....!!!

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    1. ciao Pierangela, credo invece che quelli, galleggiando, si notano. Emergono per le loro qualità ma so' in netta inferiorità numerica. E' pieno di brava gente, è quindi facile per gli stronzi rendersi protagonisti.
      Grazie ;))

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  11. Mi fa pensare alle tipiche incomprensioni e lotte quotidiane famigliari, specie di quel genere di famiglie di un certocontesto sociale, problematico da generazioni, come generazionalmente senza volontà di reagire per sbloccare situazioni ripetitive, durussime,crude, tristi, ed insoddisfatte.

    Ci sono famiglie che hanno di queste storie, e se ne autointrappolano, per abitudine e pigrizia, che così a lungo andare da mancanza di volontà per uscirne e ricostruire qualcosa di nuovo e completamente diverso.

    Si rifiutano di ricominciare.

    Poi tante donne fanno sempre molto conflitto, messe in contesti e situazioni di questo tipo amplificano il tutto.

    Quel genere di donne, quelle che usano le loro "qualità" d'ogni tipo, per sfidare , stare a guardare e compiere dal loro canto situazioni che sembrano paradossalmente soddisfarle per ciò che è stato in loro potere consequensiale.
    Ciao

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    1. Ciao. Qualunque cosa decidano poi di fare, che la facciano pure ma l'importante è non provare a volare.
      Molte grazie :))

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  12. Ciao Luca ho appena finito di leggere. Ti posso solo rispondere come donna e come lettrice, col cuore, un cuore pieno di rabbia verso uomini che non meritano di chiamarsi tali,emozione per tutte quelle donne che subiscono, per il loro coraggio per la loro disperazione. Non è facile emozionare a tal punto.Complimenti Luca complimenti davvero.Meritati. Sinceri.

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    1. Ciao Lorella, sei molto gentile. Grazie e graziassai ;))

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  13. grazie Luca...fortunate sono le donne che non hanno mai vissuto almeno un pizzico di queste disavventure. il finale, duro, durissimo e ingiusto...perchè dal ponte non era lei che doveva gettarsi. Ma il ponte simboleggia anche la congiunzione tra la realtà vissuta e quella immaginata...e allora che ben venga il ponte che unisce le due realtà...magari da percorrere e non per gettarsi nel vuoto.

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    1. Ciao Anna, triste considerare fortunate le persone normali ma tant'è. Ti ringrazio molto, grazie :)

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  14. Buongiorno,racconto forte e triste di una donna che come unico atto di ribellione finale,dopo aver vissuto una vita non sua ma impostale da altri,decide di suicidarsi.Subire la volonta' e le scelte del padre,del marito e del figlio porta Camilla alla disperazione.In un mondo maschilista,lei seppur piu' intelligente di loro,non trova la forza di ribellarsi e come atto di liberta' finale sceglie il suicidio.Che tristezza,quante donne hanno fatto questa scelta sbagliata!Bisogna lottare sempre e vivere la propria vita,qualunque sia il prezzo da pagare per le proprie scelte perche'solo cosu' si puo' cambiare il proprio destino ee quello delle altre,attraverso l'esempio.La vita e' il bene piu' prezioso ed io non permetterei mai a nessuno di farmi passare la voglia di viverla.Solo attraverso scelte coraggiose e combattendo fino all'ultimo respiro si puo' cercare di cambiare le cose e sono certa che vale sempre la pena di farlo.

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    1. ciao Alessandra, benvenuta. A volte la debolezza l'associo alla bontà che per me è una forma d'intelligenza superiore.
      Grazie :)

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  15. Grazie per questo racconto che troppo spesso rispecchia purtroppo tante donne.....

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  16. Amaro,veramente amaro questo racconto... Una donna che ha subito da figlia,da moglie ed anche da madre. Una donna che non ha trovato il coraggio di ribellarsi,ma che raduna tutte le sue forze in un ultimo gesto...l'estremo i questa sua vuota e desolata esistenza. Sto arrivando! Che solo la fuga dalla vita potrà riscattarla, in qualche modo risarcirla di tutto quello che le e' stato negato...
    Molto bello....il tuo racconto....colpisce come un pugno e fa riflettere...

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  17. si a fatto bene buttarsi almeno che non era a piano terra

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    1. Accidenti, un ponte a piano terra è tosta...Grazie Laura :)

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