lunedì 15 settembre 2014

La Magia Del Cinema, A Maratea - Maratea Film Festival 2014


          





                   Una piazzetta, magnifica e troppo sola. Da troppo tempo. E tanta voglia di rianimarla.
          Paride e Nicola hanno riaperto casa. Spalancate le finestre e via i teli dai divani, hanno riportato il sole nel salotto. E pure qualche goccia di pioggia. Ogni granello di polvere come stella nel cielo, ogni stella un ricordo. Alzo la testa, e un ciuffo di peli bianchi galleggia nel blu profondo del mare. L’immancabile Mercedes tra le labbra, l’inseparabile copricapo bianco fatto all’uncinetto e le pinne celesti, che a me parevano enormi. Così faceva il bagno Zio Nino.


                    Quanti ricordi, come fosse adesso. L'impianto delle luci, la luce del tramonto, la magia del cinema.




         La Calandra, dovete andare a riposare. Provai a protestare con Zia Annamaria ma niente da fare, intervenne proprio Zio Nino, l’altro, i lunghi capelli scompigliati, bello come il sole, mi prende il viso tra le mani e con un bacio in fronte mi dice che sono il più grande e devo dare l’esempio, andate a riposare che la Calandra non perdona. Michele cerca aiuto negli occhi miei,  lo fa guardandomi nell’occhio buono, da piccoli era l’unico capace di farlo al primo sguardo così come io al primo sguardo lo distinguevo da Ernesto. Ma io tengo cinque anni e che aiuto posso dare. Semplicemente, mi caco sotto. Non so cosa sia ‘sta Calandra ma soprattutto le relazioni sindacali tra genitori e figli erano di là da venire. Semplicemente, c’era l’abitudine ad obbedire. Zio Nino, maledizione, troppo presto Zio. E' troppo presto.








          Paride e Nicola hanno riaperto casa a Maratea, e la capa mia viene accompagnata dal cuore lungo il Viale Degli Affetti Rari. Ho avuto la fortuna di crescere circondato da persone meravigliose e le lunghe estati di tanti anni fa per me hanno il sapore dello smisurato bene che voglio a due rare intelligenze le quali pur avendo nomi diversi per me sono entrambi Zio Nino. E’ troppo presto parlare dell’uno e così sorvolo pure sull’altro. Filocaio, il Villaggio Verde Azzuro, e Fiumicello.











          Paride e Nicola hanno riaperto casa, ma il Bar di Michele non c’è più. Vendeva le sigarette solo a chi voleva lui, così faceva Michele che a me sembrava un gigante con i baffi neri neri e folti folti. A Fiumicello certe sere d’Agosto facevi fatica a trovare le persone se eri basso tanta la gente che c’era. E a me sembravano tutti belli. 










          L’odore delle graminacee, e l’albero dell’Africa e dell’India. Il mare, che nessuno sà dire di che colore è. Le montagne, che sono in acqua così come in acqua c’è l’erba. Le tante spiagge, anche se adesso la spiaggia delle Pergole quasi non c’è più perché il mare s’è fatto un boccone del fazzoletto dove abbiamo imparato a nuotare e dove echeggiava un’esortazione sola: venite fuori dall’acqua. E Michele mi guardava sapendo che nulla potevo per cui fuori, immediatamente. Le ginestre e Le Ginestre, la più bella discoteca delle discoteche belle, ma eravamo troppo piccoli e potevamo solo ascoltare Don't Stop 'Til Get Enough e Stomp!










           Non si può parlare di Maratea dalla terra, di Maratea bisogna parlare guardandola dal mare. Maratea è strana, lo è sempre stata. A cominciare da quel che si mangia, sarà per questo che a me non piace il pesce. 










         Paride e Nicola hanno riaperto casa e hanno fatto gli inviti, e hanno riempito il salotto. Piazza del Gesù che nessuno chiamava così perché era semplicemente la piazzetta. Dove certi pomeriggi potevi pure giocarci a pallone. Come la prima volta che i “grandi” non raggiungevano il numero giusto e Gianluigi mi disse “gioca”. La piazzetta e una lunga passerella circondata da tavolini pieni di gente per le sfilate di Moda e Mare, un presentatore in giacca e cravatta, elegante e garbato, Daniele Piombi. Non sudava e non urlava, d’altronde allora non si chiudevano le belle figliole in una bara di plexiglas in compagnia d’insetti d’ogni specie. Le belle modelle sfilavano, e si cambiavano d’abito al riparo d’improvvisati camerini fatti di gialle canne di bambù. E ‘sti camerini stavano proprio sotto la finestra della camera mia. Al porto ci potevi andare in macchina, il parcheggio lo trovavi. All’epoca barche e motoscafi si usavano per andare per mare e non per starci fermi sopra, erano tipo oggetti di cui godere piuttosto che roba da far vedere. Da tanto tempo non passavo tanto tempo a Maratea, da troppo tempo la piazzetta era deserta, abbandonata, sofferente. Ricordo il Conte Rivetti che veniva a messa.




          Paride e Nicola hanno riaperto casa, e con il loro Film Festival hanno fatto il miracolo di portarmi indietro nel tempo. Grazie Paride e grazie Nicola, avete fatto la magia.
















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