Tengo un io spropositato, immenso. Assai che è grosso 'sto io mio. Mi piace, ce lo piazzo dentro a ogni discorso mio, il mio io. Io, io, io, io, io. Quanto mi piace. Mi piace compiacermi.
Chiariamo pure subito subito n'altra cosa. Io non faccio un cazzo di niente. Io semplicemente, esercito e gestisco il potere. E io di potere ne tengo assai.
Sono un politico. Sono sempre stato eletto co' certi numeri che pure il mio ego ipertrofico fa una certa fatica a comprendere come è possibile che sono l'espressione d'una maggioranza che viaggia intorno all'ottanta per cento delle preferenze. Manco quel cazzo di Breznev le teneva certe maggioranze.
Mi chiamo Mario Canio Rattalinoto Santarcangelo, vengo da un piccolo insignificante paesello del sud e faccio Il Conquistatore. Non ho lavorato un solo giorno in tutta la mia vita. Parlo co' n'accento che a confronto Ciriaco De Mita pareva n'insegnante di dizione. E tengo pure 'na faccia d'una antipatia che non ha eguali. Io ci ho provato a srozzarmi, ma non ci sono riuscito. Uno se nasce rozzo, sempre rozzo resta. Io però sono un rozzo di potere. Tengo il potere e tengo pure la presunzione d'essere superiore a tutto e tutti. Io ci tenevo alla predisposizione per il comando.
Ci sta chi dice che comandare è meglio di fottere. Non saprei, perché tanto io esercito il comando soprattutto per fottere.
Ovviamente, sono di sinistra. Ci mancherebbe.
Ed è proprio perché sono di sinistra che tengo una certa euforia inguinale quando comando. Soprattutto nelle piccole cose. Tipo quando ci dico all'autista mio di venirmi a prendere un quarto d'ora prima di quando stabilito per poi scendere sotto al portone dopo averlo fatto aspettare venti minuti. Io mi compiaccio di simili bassezze. E quando esco dal portone mi piazzo davanti allo sportello della classica auto blu e aspetto che quest'uomo, un mio simile, scende dalla macchina e mi toglie la giacca. Che poi ripiega e sistema sul sedile posteriore. E io aspetto. Aspetto che quello mi apre lo sportello, e mi siedo e guardo sprezzante a tutti gli altri condomini che da dietro alle loro cazze di finestre arrabbiano come gli affamati e arrabbiati cani di strada.
Io mi compiaccio. Io tengo il controllo. Io tengo la goduria spropositata quando m'accolgo nella stanza mia l'imprenditore di turno che viene a piangere per ottenere l'appalto e io lo tratto come alla peggio delle merde di quei cani arrabbiati di strada. E l'euforia inguinale mi cresce forte assai quando quello mi passa la busta piena di soldi e io me la stipo nel cassetto. E quando quello se ne va io mi chiamo al cellulare alla moglie sua. E ci dico di venire mo' stesso nell'ufficio mio. E quella grandissima zoccolona piglia e scappa da me. E io me la fotto sopra alla scrivania, e dopo che ho finito di sbattermela apro il cassetto della scrivania e piglio la busta intestata del marito e vedo che lei ha riconosciuto la busta e non fa una piega la zoccolona e allora prendo un foglio da cinquecento euro e ce lo regalo e ci dico tie' vatt'accatta' 'na cosa ca' t' piace.
Eccerto che ce lo so, so' 'na merda d'uomo. Ma mi piace, mi compiaccio di questo. Epperò, e che 'sta zoccola forse è meglio di me? O il marito? Ma fatemi il piacere.
Io non lascio niente. E 'sto Berlusconi, lui e i suoi processi. Tse', è nu dilettante! E sapete perché? Perché quello le femmine se le paga co' i soldi suoi, io alle femmine me le sbatto dove voglio e quando voglio e ce le prendo per il culo due volte. La prima da sopra alla scrivania e la seconda quando ci dico di stare tranquille che ci trovo al posto di lavoro. A qualcuna pure l'ho sistemata, tanto paga la regione.
Io mi compiaccio. E faccio alle vacanze di lusso. Tengo un sacco di orologi, non ne ho pagato manco uno. Vado dal sarto, mi faccio quattro vestiti al mese. Paga la regione. Controllo a tutte le nomine, pure quelle dei nemici. Ma nemici non ne tengo. Ce lo so, qualcuno mi parlerà dietro. Ma tanta cazz', l'importante è che quando stanno davanti a me s'inchinano.
Io sono Il Conquistatore, e come ogni conquistatore che si rispetti non faccio prigionieri. Io brucio, e stupro.
Nessun sacrificio, ho avuto ovviamente un bel po' di culo. Tutto qui. E ora è tutto mio, qui. Manco ve l'immaginate il potere che tengo, le cose che posso fare. Non pago niente.
Io mi calo lo sciambaaagn! Manco mi piace assai, allo sciambaaagn. Ma faccio presto, vado alla capitale e mi scelgo il più costoso. A volte ce lo faccio scegliere alla zoccola di turno. Tanto paga la regione.
Io mi faccio le leggi regionali. E mi faccio pure le scribacchine che m'aiutano a fare le leggi. Io mi faccio i concorsi a piacimento mio. Io mi faccio le assunzioni dentro e fuori alla regione. Io mi controllo alla stampa locale. Io stabilisco chi deve fare cosa dentro alle commissioni. Io non tengo l'opposizione. Io stabilisco persino dove si deve comprare alla carta igienica per i cessi della regione.
E nessuno mi dice no. Manco quella bona assai dell'ufficio ragioneria. Che femmina. Giovane. Bella, soda e formosa. Rosetta, trentanni dentro a un corpo di marmo. Sempre aggiustata e profumata. Me la chiamo dentro all'ufficio mio. La faccio sedere. Lei si siede e io m'alzo e appresso a me s'alza pure l'altro io mio. Chiudo a chiave la porta. E quella, Rosetta, impallidisce. Ha capito. Lo vuole pure lei, anche se mo' s'è alzata da sopra alla sedia. Io ci zompo addosso e quella mi da' una sberla. Forte assai, 'sta sberla. Però non urla, e io me la meno. E quella dice no, no, no, no, no e piange mentre la riempio di roba mia. Poi la caccio dall'ufficio. Me la rifarò, è sicuro. E la prossima volta quella non mi colpirà, è sicuro.
E nessuno mi dice no. Manco quella bona assai dell'ufficio ragioneria. Che femmina. Giovane. Bella, soda e formosa. Rosetta, trentanni dentro a un corpo di marmo. Sempre aggiustata e profumata. Me la chiamo dentro all'ufficio mio. La faccio sedere. Lei si siede e io m'alzo e appresso a me s'alza pure l'altro io mio. Chiudo a chiave la porta. E quella, Rosetta, impallidisce. Ha capito. Lo vuole pure lei, anche se mo' s'è alzata da sopra alla sedia. Io ci zompo addosso e quella mi da' una sberla. Forte assai, 'sta sberla. Però non urla, e io me la meno. E quella dice no, no, no, no, no e piange mentre la riempio di roba mia. Poi la caccio dall'ufficio. Me la rifarò, è sicuro. E la prossima volta quella non mi colpirà, è sicuro.
Io sono la regione. Io mi compiaccio. Io non tengo paura di niente. Io sono il rozzo, Il Conquistatore.
I cosiddetti salotti buoni, ma vafangul va' va'. Tutti vogliono Il Conquistatore. E io vado da tutti, e a quasi tutti trovo da fottere, qualche culo o qualche portafoglio. Perché comandare è fottere, e io comando e fotto.
Io non tengo rispetto per nessuno, e tutti mi devono rispettare. Se vogliono lavorare. Io non ho mai lavorato. Spendo i soldi che non sono miei e mi fotto i soldi e le mogli di chi lavora solo grazie a me.
Io la morale la predico, e basta. Io le leggi le faccio, non le rispetto. E vafangul!
Io sono Il Conquistatore.
I magistrati mi tirano il pelo più lungo. Uno in particolare, che poi è l'unico che mi sta dietro a frantumarmi i coglioni senza capire che è lui il coglione. Si chiama Attilio Littarota e viene da Roma. Va dicendo che vuole incastrarmi, io già mi so' mosso per farlo trasferire. M'hanno detto che tempo due mesi e me lo tolgono da sopra al cazzo.
Io sono Il Conquistatore, e certo non mi ferma un magistratorucolo frustato e invidioso. Vafangulo Littarota!
Sono mossa dalla passione, pura. Ho iniziato al liceo, mi sono inventata il giornalino scolastico. Un po' di gossip, un po' di cronaca scolastica, le foto della gita, i report dei giochi della gioventù. Scrivevo cose così e facevo tutto da sola. Una mano me la dava Rosetta, l'amica mia di sempre. E nel frattempo mandavo articoletti al giornale locale. Piano piano sono riuscita a farmi apprezzare dal giornale locale. Ho iniziato con qualche lettera, poi qualche intervento sulla politica del posto. Per farla breve, sono dieci anni che scrivo per il giornale.
Mi chiamo Lucia Nerila, dicono che sono un tipo. Tradotto vuol dire che sono un cesso, forse per questo non riesco a trovare un lavoro. Quindi scrivo per il giornale, ovviamente mi pagano quando capita. Ma io scrivo perché mi piace.
Sono amica da sempre di Rosetta Filippica. Rosetta lavora all'ufficio ragioneria della regione. Rosetta è stata violentata dal presidente Rattalinoto Santarcangelo, lo chiamano Il Conquistatore. Rosetta mi ha raccontato che è stata chiamata dal presidente nel suo ufficio. Era quasi l'ora d'uscita. Ha detto che quello ha chiuso la porta e le è saltato addosso. Rosetta dice che l'ha colpito forte con uno schiaffo sul volto, ma quello non si è fermato. Rosetta piange anche adesso. Il trucco viola le cola lungo il suo bel viso mediterraneo. Rosetta mi dice che ha avuto paura, che non sapeva cosa fare. Che non è riuscita ad urlare. Rosetta mi dice che quello le è venuto dentro. Rosetta dice che ha sempre detto no mentre quell'animale si agitava dentro di lei.
Da noi fa sempre freddo ma oggi sembra essere esplosa l'estate. Questo penso mentre guardo fuori dalla finestra dell'ufficio del Dott. Littarota. I raggi del caldo sole mi costringono a chiudere e gli occhi. Così non vedo entrare il magistrato, che mi stringe la mano e mi chiede perché ho voluto vederlo. Ho ancora la vista piena del nulla caldo e bianco quando racconto di Filippica e del Conquistatore. Mi accorgo solo adesso che il magistrato aveva una matita in mano, e me ne accorgo solo perché sento il rumore della matita che si spezza. Il Littarota mi fa dono di uno guardo fatto di raggi di puro odio. Però mi dice che non può far nulla senza la denuncia di Rosetta. Spiego a questo onesto servitore dello stato che la mia amica è terrorizzata, e quindi non sporgerà mai formale querela.
"Mi dispiace tanto, davvero". Littarota si alza e mi abbraccia.
Quando esco dal tribunale ho voglia di piangere anch'io. Forse lo faccio dal momento che il direttore del giornale mi dice che ho gli occhi rossi. Gli spiego che ho fatto la stupidaggine di guardare il sole, sarà per questo. Poi gli consegno il mio pezzo. Il direttore non batte ciglio mentre legge del Conquistatore che si violenta una dipendente della regione. Lascia cadere gli occhiali da lettura dal suo naso aquilino e mi fissa a lungo, senza parlare.
"Te lo pubblico!" E mi abbraccia anche lui quando mi congeda. Due abbracci in mezz'ora, mi chiedo è affetto o una sorta di condoglianza?
"Grandissimo pezzo di merda, io ti rovino! Hai capito, coglione? Io ti cancello da sopra alla terra!" Questo ci urla dentro al telefono Rattalinoto Santarcangelo al direttore del giornale.
Non c'è bisogno che vi spieghi perché non scrivo più per il giornale, adesso. Il Conquistatore ha ottenuto che io sparissi dall'olimpo degli scribacchini. Il direttore ha così ottenuto un credito poiché ovviamente ha detto di non saperne nulla. E Rattalinoto Santarcangelo s'è rafforzato ancora di più.
Hai capito a quella mignottella. Ha tenuto la faccia di spifferare tutto al giornale. E io so' più forte di prima. Senza nemmeno aver dovuto querelare. 'Na telefonata e si so' tutti cacati sotto. Le scuse. Mi hanno fatto le scuse in prima pagina. E il giorno dopo è venuto fuori che so' destinato a diventare uno statista di successo. E tra i corridoi della regione io mo' potrei camminare co' l'uccello in mano che nessuno s'azzarderebbe a dire niente. Persino la mia famiglia mi stima.
Perché io tengo il potere. Io sono Il Conquistatore.
Solitamente di notte il cellulare lo spengo. Così come pure mi piace dormire al buio. Invece ho dimenticato di chiudere le tende e soprattutto di spegnere il cellulare che adesso vibra e illumina d'una luce verde il soffitto. Fuori ci sono le stelle. Il display dice che Rosetta mi sta chiamando.
"Dimmi".
"Ciao Lucia, possiamo vederci adesso?"
"Ma sono le quattro di notte".
"E' urgente, ti prego".
"D'accordo, dove?".
"Sono sotto casa tua, apri il portone che salgo".
"Ok".
Quando le apro la porta Rosetta entra in casa e mi consegna due enormi sacchi neri, di quelli che si usano per la spazzatura.
"Fanne buon uso". Mi dice mentre, ovviamente, m'abbraccia. E se ne va, sembra un'attrice di tempi altri.
Quando ho finito di esaminare il materiale di Rosetta è ormai l'alba. Il cielo sembra un'immensa ecchimosi in via di guarigione. Il prato che circonda il tribunale sembra una prugna in controluce.
Stavolta il Littarota non m'abbraccia. Semplicemente, è allibito. Non crede a ciò che ha nelle mani. Sono i rendiconti di tutti i rimborsi spese dei politici della regione.
Sono solo cazzate, puttanate. Si restituiscono i soldi, e tutto come prima. Io sono Il Conquistatore, nessuno può fermarmi. Che parlassero pure, i giornali. Lo scontrino delle caramelle? Un errore, e che cazzo. La ricevuta dello sciambaaagn? Non l'ho presentata io, forse è stato un mio collaboratore, s'è sbagliato e lo licenzio. Vergogna? E quale vergogna, ma fatemi il piacere. So' soldi che ci spettano e basta. La galera? Ma di che state parlando, io sono Il Conquistatore. Io dico chi va in galera, non quel frustratello di Littarota, fangulo a lui.
Il Littarota mi ha concesso l'esclusiva, così al giornale m'hanno ripreso e mi hanno fatto pure l'assunzione regolare.
Sono andati tutti in galera. Perché dalle ricevute dei rimborsi si è poi venuto a scoprire molto altro ancora, e qualcuno ha pure trovato il coraggio di parlare. Sicché Il Conquistatore adesso vede il mondo a strisce.
Nello stesso giorno, un trafiletto nelle pagine della cronaca riporta di un suicidio. E' una donna, pare fosse incinta. Sembra non volesse il bambino. Ma neppure voleva abortire. Così, Rosetta Filippica, una gran bella donna che pareva n'attrice, s'è suicidata.
Mi chiamo Mario Canio Rattalinoto Santarcangelo, faccio Il Conquistatore. Io sono in galera. Ma quant'è vera la Maronna tra dieci giorni esco e voglio il Parlamento, cazzo!
Da noi fa sempre freddo ma oggi sembra essere esplosa l'estate. Questo penso mentre guardo fuori dalla finestra dell'ufficio del Dott. Littarota. I raggi del caldo sole mi costringono a chiudere e gli occhi. Così non vedo entrare il magistrato, che mi stringe la mano e mi chiede perché ho voluto vederlo. Ho ancora la vista piena del nulla caldo e bianco quando racconto di Filippica e del Conquistatore. Mi accorgo solo adesso che il magistrato aveva una matita in mano, e me ne accorgo solo perché sento il rumore della matita che si spezza. Il Littarota mi fa dono di uno guardo fatto di raggi di puro odio. Però mi dice che non può far nulla senza la denuncia di Rosetta. Spiego a questo onesto servitore dello stato che la mia amica è terrorizzata, e quindi non sporgerà mai formale querela.
"Mi dispiace tanto, davvero". Littarota si alza e mi abbraccia.
Quando esco dal tribunale ho voglia di piangere anch'io. Forse lo faccio dal momento che il direttore del giornale mi dice che ho gli occhi rossi. Gli spiego che ho fatto la stupidaggine di guardare il sole, sarà per questo. Poi gli consegno il mio pezzo. Il direttore non batte ciglio mentre legge del Conquistatore che si violenta una dipendente della regione. Lascia cadere gli occhiali da lettura dal suo naso aquilino e mi fissa a lungo, senza parlare.
"Te lo pubblico!" E mi abbraccia anche lui quando mi congeda. Due abbracci in mezz'ora, mi chiedo è affetto o una sorta di condoglianza?
"Grandissimo pezzo di merda, io ti rovino! Hai capito, coglione? Io ti cancello da sopra alla terra!" Questo ci urla dentro al telefono Rattalinoto Santarcangelo al direttore del giornale.
Non c'è bisogno che vi spieghi perché non scrivo più per il giornale, adesso. Il Conquistatore ha ottenuto che io sparissi dall'olimpo degli scribacchini. Il direttore ha così ottenuto un credito poiché ovviamente ha detto di non saperne nulla. E Rattalinoto Santarcangelo s'è rafforzato ancora di più.
Hai capito a quella mignottella. Ha tenuto la faccia di spifferare tutto al giornale. E io so' più forte di prima. Senza nemmeno aver dovuto querelare. 'Na telefonata e si so' tutti cacati sotto. Le scuse. Mi hanno fatto le scuse in prima pagina. E il giorno dopo è venuto fuori che so' destinato a diventare uno statista di successo. E tra i corridoi della regione io mo' potrei camminare co' l'uccello in mano che nessuno s'azzarderebbe a dire niente. Persino la mia famiglia mi stima.
Perché io tengo il potere. Io sono Il Conquistatore.
Solitamente di notte il cellulare lo spengo. Così come pure mi piace dormire al buio. Invece ho dimenticato di chiudere le tende e soprattutto di spegnere il cellulare che adesso vibra e illumina d'una luce verde il soffitto. Fuori ci sono le stelle. Il display dice che Rosetta mi sta chiamando.
"Dimmi".
"Ciao Lucia, possiamo vederci adesso?"
"Ma sono le quattro di notte".
"E' urgente, ti prego".
"D'accordo, dove?".
"Sono sotto casa tua, apri il portone che salgo".
"Ok".
Quando le apro la porta Rosetta entra in casa e mi consegna due enormi sacchi neri, di quelli che si usano per la spazzatura.
"Fanne buon uso". Mi dice mentre, ovviamente, m'abbraccia. E se ne va, sembra un'attrice di tempi altri.
Quando ho finito di esaminare il materiale di Rosetta è ormai l'alba. Il cielo sembra un'immensa ecchimosi in via di guarigione. Il prato che circonda il tribunale sembra una prugna in controluce.
Stavolta il Littarota non m'abbraccia. Semplicemente, è allibito. Non crede a ciò che ha nelle mani. Sono i rendiconti di tutti i rimborsi spese dei politici della regione.
Sono solo cazzate, puttanate. Si restituiscono i soldi, e tutto come prima. Io sono Il Conquistatore, nessuno può fermarmi. Che parlassero pure, i giornali. Lo scontrino delle caramelle? Un errore, e che cazzo. La ricevuta dello sciambaaagn? Non l'ho presentata io, forse è stato un mio collaboratore, s'è sbagliato e lo licenzio. Vergogna? E quale vergogna, ma fatemi il piacere. So' soldi che ci spettano e basta. La galera? Ma di che state parlando, io sono Il Conquistatore. Io dico chi va in galera, non quel frustratello di Littarota, fangulo a lui.
Il Littarota mi ha concesso l'esclusiva, così al giornale m'hanno ripreso e mi hanno fatto pure l'assunzione regolare.
Sono andati tutti in galera. Perché dalle ricevute dei rimborsi si è poi venuto a scoprire molto altro ancora, e qualcuno ha pure trovato il coraggio di parlare. Sicché Il Conquistatore adesso vede il mondo a strisce.
Nello stesso giorno, un trafiletto nelle pagine della cronaca riporta di un suicidio. E' una donna, pare fosse incinta. Sembra non volesse il bambino. Ma neppure voleva abortire. Così, Rosetta Filippica, una gran bella donna che pareva n'attrice, s'è suicidata.
Mi chiamo Mario Canio Rattalinoto Santarcangelo, faccio Il Conquistatore. Io sono in galera. Ma quant'è vera la Maronna tra dieci giorni esco e voglio il Parlamento, cazzo!