lunedì 27 agosto 2012

Zio Billy Il Panfilo ALUVOSTRO E La Festa Di Ferragosto

           "Scendi a terra. Vedo che ci stanno diverse signore con i pantaloni bianchi. Tutte quelle che sotto ci tengono il perizoma, mandale a casa. A quelle che ce lo hanno nero, il perizoma, prima di mandarcele a casa piazzaci una mano sopra a il culo, che tanto questo vogliono. Invece le coppie che si tengono per mano mentre fanno la fila tu ci dai la precedenza e le fai salire a bordo, vai Isuccio".
Con queste parole Procopio Alvaro Lipparella si liquida al segretario suo, che ci fa da segretario da sessantanni precisi precisi. Ci risponde al telefono. Ci fissa gli appuntamenti. Ce lo veste pure al suo datore di lavoro considerato che quello sta seduto sopra a una sedia a rotelle. Isuccio insomma è il telecomando di Procopio. Isuccio è sordo muto, ma risponde al telefono e capisce tutto quello che dite, soprattutto quando lo mandate a fanculo.
           Chiedetecelo a Cungo che una volta lo apostrofò Bernardo alludendo al servo di Zorro. Stavamo a bordo di ALUVOSTRO Isuccio puntò l'indice su Cungo e lo sguardo su Procopio, Procopio fece sì co' la capa, zio Billy mosse leggermente la sua di capa da destra a sinistra e sconsolato allargò le braccia. Isuccio portò i suoi centocinquantaquattro centimetri d'altezza al cospetto dei duecentotre di Cungo, se lo afferrò dalle palle e lo mandò a volare. Dal Fly. Cungo contò fino a sedici prima di atterrare co' la recchia destra di sopra all'acqua.
          Da allora, spesso, Cungo si sveglia agitato nel pieno della notte che sente il mare da dentro alla recchia sua. E' agitato pure, il mare che sente Cungo.

          Zio Billy è amico da sempre di Isuccio e di Procopio Alvaro Lipparella.

          Procopio tiene ottantunanni, è ricco come a tutti i ricchi che sono ricchi ovvero è ricco che fa schifo pure ai vermi che strisciano sopra al fango.
         'Sto cazzo d'invalido è invalido da sopra alla sedia a rotelle da quando teneva diciannovanni e ci ha avuto una vita caratterizzata dalla solitudine e dai suoi propri aforismi tipo Meglio Nel Culo Loro Che Dentro Al Mio, La Vera Femmina Fotte E Tace E A Volte Bada Alla Dispensa, Si Muore, Non Sono Cazzi Tuoi, Se Ti Chini Davanti A Me Peggio Per Te, Sono Un Peccatore, questi i titoli delle antologie più apprezzate, e dal pubblico e dalla critica.
          Nel gestire le sue innumerevoli attività non ha mai prestato particolare attenzione per dettagli quali il pagamento dei contributi ai dipendenti e la puntualità nel saldare i suoi debiti mentre si vanta d'essere preciso nel pagamento delle imposte.
          Procopio tiene n'intelligenza luciferina e dimostra diversi anni in meno di quelli che tiene. Impartisce istruzioni solo a Isuccio che, muto, a sua volta le gira ai vari amministratori sparsi in giro per il pianeta.
         A volte le istruzioni non sono rapidissime, poiché l'invalido è pure, e questo dalla nascita, campione mondiale di balbuzie. A volte balbetta, a volte, come poco prima, no.
          Così stanno messi questi, lo so che tenete qualche dubbio a proposito, ma cazzi vostri. Io narro solo i fatti e mi limito agli accadimenti di ferragosto ché altrimenti gugghel più mi direbbe che spazio non ce n'è a sufficienza.

         Ogni anno, a ferragosto, Procopio, sul suo panfilo, organizza la festa delle feste. Gli invitati so' selezionati, assai. Della selezione se ne occupano Procopio, zio Billy e Isuccio.

           Il panfilo, un Benetti di settanta metri che manco Schettino si riuscirebbe ad affondare tiene più ponti della Salerno Reggio Calabria, sette livelli di moquette avorio e poi mogano a profusione e palestre e cinema e colonne come a quelle che ci stanno nella residenza di quel vecchio tedesco di bianco vestito e vetri e specchi e sete e cucine e drapperie oro e viola e cuscini e sale trentacinque membri d'equipaggio e venti membre di servizio e pure 'nu cazzo di camino che trionfa in mezzo al salone principale co' tipo 'na specie di cornucopia al posto della canna fumaria che vi dico francamente il confine che separa l'eleganza più chic dal trionfo dell'esibizionismo kitsch è come il confine che impedisce ai narcotrafficanti messicani di passeggiarsi dentro all'America, ma tant'è.

          Gli invitati alla festa sono 3,500 più o meno. Ogni anno la stessa storia. Si sceglie un porto e circa tre o quattromila persone vengono all'imbarco. Tutti quelli che vengono sanno che a salire a bordo saranno solo in 950, cosa spinga chi è stato mandato indietro da ventitre anni consecutivi a presentarsi all'imbarco è 'nu cazz di mistero. Per Procopio e zio Billy, invece, il momento dell'imbarco è il migliore di tutta la festa. Considerato quello che è successo l'anno passato a Nizza quest'anno l'imbarco è assai più provinciale, stiamo dentro al porto di Civitavecchia. Mezz'Italia sta impappinata nel traffico e gli invitati stanno in coda che tengono la stessa allegria di David Sylvian.

         Girano voci che 'na volta il Principe Carlo si pigliò un calcio in culo e con le lacrime agli occhi cercò invano di convincere Diana a non partecipare senza di lui. Le stesse inaffidabili voci narrano che fu proprio Procopio a fornire adeguato accompagnamento a Lady Diana, pare ci presentò a n'egiziano. Montezemolo accompagnò l'Avvocato ma non ha mai manco ricevuto n'invito. Kissinger venne ripreso da Isuccio che mimò al celebre diplomatico il corretto modo di orinare e, con eccessiva enfasi, mostrò ad Henry che la tavoletta, se non la si alza, poi la si deve pulire. Elton John e Madonna furono tra gli alunni più attenti alla lezione di pisciamento tenuta da Isuccio.
        C'è chi dice che fu presente almeno un paio di volte anche un cardinale tedesco dalle ambigue movenze, pare che poi 'sto cardinale ha fatto carriera. Zio Billy una volta chiese un prestito a Soros che rispose che non teneva liquidità, dall'anno successivo George non è mai più stato manco invitato.
        Mick Jagger e Julio Iglesias assieme a Cruijjf, Tardelli e Trapattoni ci so' sempre stati così come Zoff, al quale Isuccio ha fatto più volte segno di sorridere più spesso.
       Solo una volta hanno dovuto cacciare a uno, poiché Procopio stava infastidito da come parlava, l'hanno tuffato a mare e fortuna per lui che erano appena salpati da Sidney, il tuffato si chiamava Lapo.
       Nello stesso preciso punto del culo dove s'è pigliato 'na stampata il Principe Carlo tengono un livido viola scuro pure Andrea Agnelli, Bettino Craxi, Maradona, Dan Brown, Massimo Moratti, Marta Marzotto, Simona Ventura, Paolo Mieli, Carla Bruni, Vladimir Putin, e molti altri di cui ora non ricordo il nome. Un altro sempre presente è Pupo co' Alan Sorrenti e i New Trolls.
         Uma Thurman, ricevuto l'invito, fece l'errore di chiedere informazioni su Lipparella. Nessuno si spiega come potesse essere sgonfio il materasso sotto alla finestra dalla quale la bella bionda si menò durante una scena. Tarantino tiene però qualche dubbio poiché Procopio se lo chiamò il giorno prima per chiederci come stava l'attrice, e quello disse tutto bene. Lipparella non tiene praticità coi fusi orari. Mai salita a bordo Sophia Loren, sempre presente la signora Virna Lisi.

          La festa è saltata solo un anno, nel 1994, per rispetto a Massimo Troisi. Mentre nel 2010 un ologramma proiettò per un'ora sul cielo stellato delle immagini di Raimondo Vianello.

          Lo yacht si chiama ALUVOSTRO. Qualora le lettere facessero richiesta della cittadinanza italiana, dopo averla ottenuta e intermezzate dai dovuti spazi si otterrebbe un decisamente più chiaro ed allusivo Nel Vostro. Tiene la livrea bianca e blu, ovviamente, e Procopio dice che fa understatement assai il fatto che non ci ha l'elicoterro.

       
          Zio Billy, Procopio e Isuccio ora stanno a poppa ad accogliere o affanculare gli invitati. So' vestiti come al Capitano Findus. Io sto tre piani più sopra, so' all'attico e Cungo è allo stesso piano mio solo che è immerso nell'enorme piscina con idromassaggio che è spento, l'idromassaggio, ma l'acqua fa comunque un sacco di bollicine, mentre altre bollicine, bianche e dorate, stanno dentro a un bicchiere di cristallo giallobianco che sta nelle mani di Cungo mentre altoparlanti rigurgitano forte la canzone qua sotto


       e sentiamo che c'è qualche trambusto. Appresso a David Cameron, che per essere un politico si veste veramente bene, ci sta Obama che a quanto pare si vuole portare sopra alla barca pure a tutta la scorta sua.
         Isuccio, un metro e 54, originario di 'na frazione spersa fra Trecchina e Lagonegro, muto, settantacinque anni, tuculeja col dito indice sopra al petto dell'uomo più potente della terra. Avendolo toccato la scorta reagisce proprio a tipo quei film degli ammeriggani solo che invece che come a dentro a quei film la realtà ci fa fa un volo d'angelo verso all'acqua del mare Tirreno a 'ste due enormi guardie del corpo.
          "A B...Bb...Bara.a.aack e n...non a...a...aja ca...caca...caca'u ca..a...azz da sopra alla baaaarca m..m..mmmia, eh!". Questo dice Procopio al più grosso proprietario di armi della terra, e a mio parere sta a fa' precisa 'na cazzata, e la pensa come a me pure zio Billy, mentre l'acqua della piscina mo' tiene una chiazza del colore del bicchiere che è nelle mani di Cungo, e ci stanno un sacco di bollicine. Io guardo per aria fingendo indifferenza e nel contempo mi guardo bello bello al cielo che credo che da un momento all'altro arriva veloce 'nu citrulone atomico che gli Americani stanno sempre permalosi ed esagerati assai. Incredibilmente, l'esercito degli Stati Uniti si ritira e Obama e mugliera s'accomodano all'interno dello iottone.

          Dopo circa tremila affanculamenti vengono tolti gli ormeggi e gli invitati si cercano il proprio posto a tavola. Ci so' tavoli apparecchiati dappertutto. Nessuno s'è manco sognato di portare un poco di droga avendo saputo che ci era successo quattro anni fa a un tizio.
          Tizio, ovviamente un potentucolo di turno, col naso ancora incipriato, si fece incontro a Procopio e ci disse "Aaah, se queste boiserie di quercia potessero parlare, chissà quante belle cose ci direbbero" e si produsse in un sorriso che avrebbe senz'altro conquistato il podio in una gara di sorrisi da citrulo.                       Procopio se lo guardò con lo stesso moto di simpatia che suscita quel professoretto tuttologista che discute sopra a una poltrona dentro al salotto di Piero Angela e rispose "Ppppp....pprimaaa di tutto d...dd....direbbero che so' legni di mogano" e infilate con destrezza e violenza due dita nelle narici di colui che non capiva un cazzo di boiserie se lo tuffò dabbasso.
         Non si senti lo splash però, quanto piuttosto uno stump, poiché Procopio, per quanto forte, sempre sopra a 'na sedia a rotelle sta e quindi il lancio non fu dei migliori e il tuffato finì sulla spiaggetta a poppa invece che a mare. L'intervento di ricostruzione della faccia ci costò un sacco dei proventi dello spaccio di quella roba che ci teneva dentro al naso.

          A me e Cungo il farmacista non ci hanno mai fatto partecipare alla cena. Quest'anno è uscito il posto pure per noi, e zio Billy ci ha regalato lo smoking bianco con pantaloni e gilet neri. Cungo sta da Dio però tiene giusta e precisa alla faccia di quello che l'ha fatta no grossa ma proprio enorme, assai.

          E infatti, l'apocalisse. La madre e pure la nonna di tutti i disastri. Cungo è l'imperatore di tutte le teste di cazzo. Dopo le prime tre portate, mostrando una gentilezza che non gli appartiene, s'alza e facendo incazzare a Procopio versa con un certo savoir-faire il pregiato vini a tutti i commensali del nostro tavolo, si siede e mi fa l'occhiolino. Appena in tempo che stavo per bere un sorso pur'io. Io non ci ho chiesto a Cungo che cazzo di sostanza s'è sciolto dentro allo sciatò ma gli effetti so' stati devastanti.

          Margaret non è mai stata un gran pezzo di fica, diciamocelo. Mo' che tiene quasi novantanni e nu poco di problemini afferenti la sfera cerebrale beh, quella invece viene colta da n'attacco brutale di sessualità e inizia a prodursi, dopo essersi messa in piedi sopra alla sedia, in una fellatio al bastone di Giorgio che se la guarda divertito mentre si sfila dal naso un meteorite di sangue e muco e Mick, che s'è appena rovesciato misticamente n'altra bottiglia di costosissimo sciatò da sopra alla capa, adesso è inginocchiato e con le braccia aperte e le palme rivolte verso l'alto, e dice:
          "Dolce cuore di Gesù fa' che t'ami sempre più, dolce cuore di Maria sia la salvezza dell'anima mia".
           "Oooh, so good so hard, what a fuck, uuuummm". Margaret sembra gradire il sapore del bastone, Giorgio esulta e dice "Sì sì e sì e jammm, so' ricco a che pepita, aaaah" riprendendo gli scavi nasali.
          Bill si alza flemmaticamente al tavolo volge il capo verso l'alto e risucchia a tipo tsunami col naso, si degusta il risultato dell'onda anomala dentro alla bocca come che ha appena vinto il titolo mondiale di sommelier del catarro e, sputato in aria il magma gelatinoso gialloverde manco fosse alla maglia del Brasile, scatta come a nu posseduto all'altro lato del tavolo e s'apre la bocca per accogliere quello che poco prima aveva espulso ma Miuccia, co' na spallata se lo sposta e s'accoglie sopra alla faccia il liquido di Bill e se lo spalma soddisfatta come alla meglio crema idratante del mondo.
          "Dolce cuore di Gesù fa' che t'ami sempre più..."
          "Ooooh taste so good...."
          "Ecco fatto, n'altra pepita, a fanculo i comunisti, fanculo i comunisti, russi di mmerda..."
          "Dolce cuore di Maria sia la salvezza dell'anima mia"
          "Ittagglianiiiii".

          Il potere delle chiacchiere false. Sì perché adesso sopra allo iottone gira voce che la Tatcher ci fa il sesso orale a Napolitano che inneggia a Mussolini facendo l'apologia del fascismo mentre i più sono convinti della conversione di Mick Jagger e si vocifera di una società tra Bill Gates e Miuccia Prada che hanno scoperto una crema miracolosa per le rughe del viso.

          Cungo si professa ammiratore della Tatcher e della sua maestria orale, aveva sempre saputo del suo eloquio ora sa anche di abilità altre che possono venire dalla bocca dell'anziana statista.
           Il leader dei Rolling Stones s'è preso 'na cotta per Gesù Cristo ed il di lui cuore.
           Napolitano vuole scrivere un saggio contro il comunismo, e si informa sui valori di mercato delle pepite d'oro poiché è convinto di averci un giacimento prezioso all'interno del naso suo.
           Bill Gates è alla disperata ricerca di qualcuno che ci sputi sopra alla faccia.
           Lady Prada sta facendo il giro dei tavoli per far provare la crema miracolosa.
          Purtroppo non faccio in tempo a bloccare Mr. Kissinger che si scola 'nu bicchiere di vino tutto d'un fiato manco fosse a 'na fiera di paese e poi s'avvicina a 'na sedia, attira l'attenzione di Isuccio, fa il gesto d'alzare la tavoletta di cui le sedie sono notoriamente sprovviste e si fa la pisciata pubblica più lunga della storia.
         "Dolce cuore di Gesù fa' che t'ami sempre più....".
         La signora Tatcher guarda il bastone che fino a poco prima teneva nella bocca e poi guarda Henry e quel che tiene d'in fra le mani, perplessa, si guarda meglio a Henry ci sorride e torna al suo bastone.
          "Dolce cuore di Gesù fa che t'ami sempre più...".

          Ecco fatto, ci mancava solo lui. Rupert Murdoch si fa la pedicure. Pare bravo assai, a tipo che nella vita sua ha fatto solo quello. Si lecca le dita dei piedi, che maronna della maronna tiene n'alluce storto ad angolo retto brutto forte che nun s' può guardà, e dopo averle leccate ben bene e quindi ammorbidite le unghie al punto giusto se le mangia e le sputa dentro al caschetto di Anna.
           "Dolce cuore di Gesù fa' che t'ami sempre più...".
          Madame Wintour non si accorge che le unghie dei piedi di Murdoch atterrano sopra al caschetto suo perché è tutta felice d'aver scoperto che le basta fare una leggera pressione sul suo addome per far partire dal suo aristocratico culo i botti di tutti i capodanno da quando t'hanno inventato i fuochi d'artificio.
          "Dolce cuore di Gesù fa' che t'ami sempre più...".

          Isuccio viene verso di me, Cungo è in lacrime, io, mi scuserete, ma scappo, scappo lontano...

          Zio Billy chiede a Julio di cantare.

    

sabato 25 agosto 2012

La Presentazione di E Che Ve Lo Dico A Fare E La Daryl's House.

www.livefromdarylshouse.com

          Non è che vi devo stare a spiegare chi so' Hall & Oates, mi auguro. Invece vi devo spiegare che io sopra a internet non è che mi muovo come a uno di quelli che davvero ci sanno fare, macché. 
(Maronna e pure il figlio suo ascoltatevi a Smokey co' Hall, vedetevi a questi come suonano)


          Epperò, ogni tanto 'na botta di culo ce la tengo anch'io, evidentemente. Sì, perché ovviamente per puro caso ho scoperto la casa di Daryl, che ci voglio essere amico suo forte brutto.
(chiamatevi i Santi che volete e ditemi che riuscite a non sculettare co' It Was The Third Of Sept..)

         Dunque diciamo che ognuno vorrebbe fare qualcosa di fico. Tipo che tu ti chiami a casa un po' di amici e ti bevi un grande vino e magari parli di libri e di romanzieri e di cinema e di registi e di attori e di musica e di musicisti e metti su un disco e poi un altro, insomma ti passi una bella serata.


         Oppure, sempre co' gli amici di cui sopra fai qualcosa di meno elegante tipo che ti fracassi di birra e passi la serata a scoreggiare e ruttare, potrebbe pure essere divertente, mica voglio giudicare a nessuno.

          Ad esempio, ho appena finito il resoconto della serata di ferragosto di zio Billy e lunedì ve lo posto, chissà che non mi riesca di farvi fare un paio di risate per la ripresa della settimana che poi per molti sarà la ripresa pure dalle ferie.

          Insomma, la sera del 23 Agosto sono stato ospite del Comune di Potenza e dell'Associazione Culturale Tumbao e nel chiostro della Chiesa di San Michele si è parlato del mio romanzo "E Che Ve Lo Dico A Fare". Bella serata, niente da dire. C'era pure un sacco di gente, tutti molto carini con il sottoscritto. Quindi so' contento mica voglio dire di no, ma ci mancherebbe.


           Epperò vi voglio di' 'na roba che secondo me è 'na cosa troppo di livello superiore. Sì perché Daryl, Daryl Hall, quello di I Can't Go For That, tiene 'na sberla di casa alle Hawai e si chiama agli amici suoi e questi sbattono delle palate di versioni di pezzi da urlo sopra alla rete. Cristo, è 'na roba da pelle d'oca, andate sul sito e poi venitemi a riempire di mazzate se non è vero quello che vi dico.

          'Ue Luca ma tu fossi veramente scemo, ma t vuo' paragona' a Daryl, per caso? No, so' già contento così che sul blog mio ci posto i pezzi suoi, arrivederci a lunedì col racconto di ferragosto che sarà 'na roba che manco ve l'immaginate...

           





          

mercoledì 22 agosto 2012

INTORNO AL NUOVO GRANDE GATSBY

          Tengo un dolore forte brutto dentro al cervello che ce lo trasmette allo stomaco sì da farmi stare piegato in due, altro che gastrite qua ci sta n'allevamento di helicobacter, maledizione.

          Ho buttato n'occhio, che altro potevo fare mica ce ne potevo buttare due, alle prime foto ufficiali del nuovo film di Baz Luhrmann. Ecchéccà. Centoventimilionididollari. I protagonisti principali sono Leonardo Di Caprio e Carey Mulligan. Uscita prevista, fine anno in America. Dentro al cast pure Tobey Maguire e Joel Edgerton, Jason Clarke, Gemma Ward e Isla Fischer che è giovane ma mi piace, assai.

          Fondamentalmente, è la storia di un ragazzo povero che s'innamora di una gnocca ricca, assai ricca che i ricchi so' sempre ricchi assai, mai che avessi visto un cazzo di ricco tipo così così, no. I ricchi so' sempre ricchi assai. Stiamo in America, nell'eta d'oro del jazz.

          Ci sta 'na voce narrante che ci guida. Il protagonista si chiama Jimmy Gatz all'anagrafe, deve partire per la guerra, quella grande, poi hanno cominciato a numerarle, e Jimmy ci dice a Daisy d'aspettarlo e ci fa intendere che pure lui tiene un certo retroterra e n'estrazione di un certo livello epperò a Daisy ci piglia la fregola dell'impazienza non se lo aspetta a Gatz e si sposa a Tom Buchanan di Chicago che ovviamente è ricco preciso da farci schifo ai vermi di stagno. Eppoi la guerra finisce e finisce che Jimmy ci piglia la smania del contrabbando e si fa' i soldi e diventa ricco come agli altri ricchi e cioè ricco da fare schifo e si compra 'na palata di villazza affacciata di sopra allo stretto di Long Island dove prima c'erano un sacco d'alberi e manco i cacazzi degli ambientalisti e ora tiene un prato bellissimo e azzurro dove da sopra ci si balla il charleston che stanno sempre a farci feste e festini e lui, Jay, vede la luce verde del molo di Daisy e si fanno poesie e si aprono gli animi pure più bui.

          Uggesù co' tutti gli apostoli suoi e svariati santi a piacere che ve li potete pure scegliere tra i meno noti, ai santi.

          Stiamo a parla' del Grande Gatsby. Francis Scott Fitzgerald, Jay Gatsby e la sua storia d'amore narrata da Nick Carraway nell'estate del 1922.

          L'amico mio Francis, sì è amico a me assai e forte è amico mio, non ci dice quasi nulla dell'aspetto di Jay e, a differenza della prosa alta come a le montagne che ancora non si sono scoperte che usa la voce narrante di Nick, i dialoghi piazzati dentro alla bocca di Gats stanno a fa' a mazzate col resto del libro e la faccenda è arrapante assai. Ma non vi voglio parla' del romanzo, non ce la tengo st'arroganza di parlarvi di quello che s'è scritto l'amico mio, no. E si dovrebbe discutere dell'incidente e della macchina e della pompa, quella di benzina, e dell'amante del riccone, no.

          Ve l'ho detto ho buttato l'occhio sopra alle foto del film, che è l'ennesimo remake. Nel 1974 il film teneva la sceneggiatura d'un tale Coppola e i protagonisti erano Bob Redford e 'na certa Mia Farrow, e pure c'era 'na straceppa di femmina assoluta, Lois Chiles che mamma mammazza mannaggia.

          Mica voglio fare un paragone, ci riesco pur'io, ogni tanto, a non essere un cazzone da premio.

          No, niente paragoni. Ho visto le foto, però. Smoking neri, revers stretti, tasche oblique e a barchetta, gilet alti, camicie celesti.

          Allora, parliamoci chiaro. Luhrmann, io non so se ti fumi brutto a qualche sostanza o fai preciso come a gli ammericani che appena tornano a casa si calano nu uischi, non sono fatti che mi devono riguardare e sei libero di fare quello che ti pare. Ma, nel 1922, e non solo dentro al 1922, d'estate, a Long Island, se davvero eri ricco e fico, lo smoking teneva il gilet basso e doppiopetto ed era bianco, bianco come immagino dovrebbessere pure a quell'anima dei tuoi che dico io, mannaggia a te.

          Macchéccà, ma te li sei visti i vestiti di Redford? Io e zio Billy ci abbiamo buttato il sangue appresso. Credi che sia facile andarsene in giro come a una bouganvillea, a un glicine, a una rosa bianca, come a un pallido cielo punteggiato dalle nuvole, e le righe rosa i lilla gli avio gli ampi revers i bassi gilet doppiopetto e tu cazzo che ci hai fatto co' centoventimilionididollari, ah? 

           Te lo dico già da mo', non ci vado a vede' il film tuo, sappilo.

           Tengo un dolore forte al cervello, ci devo chiedere scusa all'amico mio.

martedì 21 agosto 2012

GRAZIE GRAZIE E GRAZIE 10,000 VOLTE GRAZIE


     Grazie a tutti voi di google+ che mi avete incluso in più di 1,000 nelle vostre cerchie.
   
    Grazie a tutti voi per le oltre 10,000 visualizzazioni.

      GRAZIE, GRAZIE E GRAZIE. 10,000 VOLTE GRAZIE.

venerdì 17 agosto 2012

I Tecnici Il Costume I Costumi E Gli Usi


Questo secondo me è preciso un tecnico, sicuro, sì sì, è un tecnico.

E tengo bisogno di un paio di giorni di riposo per il cervello, e me li piglio, un paio di giorni. Devo andare a recuperare zio Billy così, quando torno, vi racconto che ha combinato...

giovedì 16 agosto 2012

Un Racconto Purtroppo All'Ordine Del Giorno.

          E' tutta una luce bianca che s'accompagna a 'sta melodia dolce e leggera come leggera sono io mentro fluttuo nel nulla col server del cervello che ronza silenzioso e proprio a niente penso. Semplicemente, non c'è più niente.

         Io mi sono sposata tardi. Volevo essere sicura di quel che facevo. Troppe amiche mie infelici e separate. Troppi loro figli con gli occhi pieni di tristezza.
          A un certo punto ho pensato ma porca puttana che è un virus? Non è possibile, si stanno tutti a lascia'!
          E io non volevo che 'sto virus m'attaccava pure a me. Mi volevo fa' il vaccino.
          E per questo motivo ho aspettato, assai.

          Mi sono sposata a un uomo normale. Non è bello, no. E non è ricco, no. Normale, nu tantinello ignorante, figlio di gente ignorante ma no un tantinello, assai ignorante. Sì, è laureato, ma che cazzo c'entra la laurea co' l'ignoranza. Ti puoi pigliare pure tre lauree, se ignorante sei è difficile che poi non ci resti, ignorante.

          Qualche segnale tipo n'allarme di n'auto parcheggiata lontano da dove stai che pure c'era stato. Ma chi non continua a farsi precisi ai cazzi suoi quando sente n'allarme che suona lontano? Magari pure se la staranno rubando a quella macchina ma io che posso fa', mi vado a piglia' 'na schioppettata perché si stanno a rubare 'na macchina che manco la mia è, macché. Mi faccio i cazzi miei.

          Eppoi nasce una bimba che pare una bambola preziosa di porcellana, con biondi riccioloni sopra alla testa e due fanali azzurri che pure tutti dicono che mi somiglia ma io così bella proprio non penso di essere.

          Ecco, forse è da quando è arrivata la bambola di porcellana che hanno iniziato a fottermi ogni macchina che mi compravo. E' solo che non potevo immaginare che a capo della banda dei ladri ci stava a quella rotonda di mia suocera. Mia suocera è precisa come alla rotonda spartitraffico sulla strada a scorrimento veloce che porta alla litoranea di Paestum. Le rovine dei templi invece ce le tiene dentro a quella testa di merda. Quando eravamo fidanzati c'erano ancora gli antichi romani. Banchetti e sorrisi, e l'Impero in espansione. Quella civiltà poi se n'è andata affanculo e so' rimaste le rovine che si so' rovinate appresso a loro pure alla vita mia.

          "A te ti piace anda' a passeggio e non sai cucina' e mio figlio torna a casa dalla fatica e non ti trova, vipera". Signor Giudice, non è vero. Non è mai successo che il figlio della rotonda spartitraffico è tornato a casa dal posto dove si legge il giornale e fuma e beve il caffè per sette ore al giorno con la divisa il cappello e la pistola e io non c'ero. Mai successo. Credetemi signor Giudice anche perché io da quando so' nata che mi stanno a dire che è sempre colpa mia, cioè i miei genitori m'hanno cresciuto preciso che tengo sempre torto, io.

          "Io alla sera mi mangio sempre pane e formaggio". La divisa col cappello e la pistola questo disse durante un pranzo domenicale che si è tenuto dentro alla piazza del paese alla presenza di tutti e novantaquattro parenti della rotonda spartitraffico. Signor Giudice non è vero...SPATABBAM!

          Mannaggia a tutti i morti che tieni e pure a tutti quelli che ci avrai 'sto cazzone col cappello la divisa e la pistola m'ammolla 'na sberla di sopra alla mia recchia e dà il la ai temporali con vento forte dentro alla testa mia. Davanti a tutta la folla temporale e vento forte per mezz'ora. La capa pareva 'na barca in balia delle onde e la rotonda m'apriva la boccaccia sua enorme in faccia ma non capivo niente perché ancora pioveva forte.

          "Disgraziaaaaata, ca' te la sei pure ammeritaaaaaata". Quando smette di piovere questo è quello che sento dire alla rotonda, forse co' qualche a in più di quelle che ho scritto. Eppure io mi chiedo, lo so che è 'na cosa brutta e triste assai, epperò io mi chiedo ma che può essere che è colpa mia?

           La ricciolona di porcellana mi chiede se mi fa male. E' solo in quel preciso istante che inizio a sentire il dolore, quello vero. Che cazzo faccio? Se una divisa ti colpisce in pubblico incitata e difesa dalla rotonda l'angelo mio crescerà forse pensando che è normale che un marito picchi la moglie considerando che la nonna dice che ha fatto bene.

           E' per quello che reagisco, non per me. Lo faccio perché è bene che mia figlia sappia che non si può e non si deve assistere inermi mentre rubano un'auto. Non è colpa mia se ci so' i ladri.

          E' per quello che dico alla rotonda che da domani sopra alla strada ci mettono a un semaforo per cui è meglio che se ne vada affanculo a pensare alle cose sue. La rotonda urla come se si fosse schiantato sopra all'aiuola sua n'autotreno carico di concime per le bufale e blocca il traffico di tutto il meridione. Ce lo dice al figlio suo.

          Il figlio suo torna a casa quella sera. Apre la porta. Tengo il mio tesoro in braccio, siamo sul divano. Mi alzo per andare incontro alla divisa che adesso è senza cappello, mentre io tengo ancora in braccio quella che è pure sua figlia. Mi afferra dai capelli che pure avrei voluto tagliare ma magari poi quello comunque mi pigliava dalle orecchie e mi mena 'na capata da delinquente di film sopra al naso. E io proprio non ci riesco, ve lo giuro, è stato il mio unico pensiero, ma non ci sono riuscita, maledizione, m'e scappata dalle mani, Cristo e Dio, e m'è caduta di faccia a terra la bambina mia che adesso piange e quindi penso che s'è fatta assai male cadendo e mica mi posso immaginare che invece quella piange perché la faccia mia è 'na maschera di sangue e allora stesa a terra cerco di alzarmi e di far alzare la ricciolona ma mo' è evidentemente l'ora della palestra perché l'istruttore mi fa fare gli addominali tirandomi dalla nuca e sempre da 'sti cazzi di capelli che mi fa male 'ngula a lui e poi decide che mi devo sbattere forte di muso sopra al pavimento che manco tre ore prima me l'ero bello lavato pulito pulito e mo' è sporco di sangue e c'è pure un dente sopra, ma che cazzo già sto nervosa al pensiero che devo pulire e tengo le lacrime agli occhi e pure la bambola di porcellana tiene le lacrime agli occhi mentre quello in divisa dice che va in bagno a lavarsi le mani e quando torna dal bagno vuole trovare pulito e devo preparare la cena che hanno rimosso all'autotreno il traffico ora scorre e quindi la rotonda viene a casa a mangiare.

            Mia figlia è un sussulto ininterrotto, ma non piange. E allora manco io piango.

           Però telefono ai miei. E ci dico che devono credermi, che non è colpa mia. E loro mi credono. Vogliono che lo denuncio. E che me ne torno a casa da loro. Dicono che è 'na roba gravissima, che potrebbe rifarlo e che devo pensare alla bambina. Ci rispondo che ci voglio pensare anche se mi caco sotto.

           "Capirai, p' 'na zenga d' sangh au naaaso, sempre te lo sei meritaaaat". La rotonda è tornata a smistare il traffico. Io vedo tutto appannato e la capa pare che deve esplodere.

          Mio fratello chiama alla divisa al telefono. Il telefono dice a mio fratello che una sberla non ha mai ucciso nessuno. Mio fratello dice al telefono che non gliene sbatte manco per il cazzo di uccidere a nessuno, però è interessato forte a spaccare il culo alla divisa. La divisa dice al telefono che dice a mio fratello che non c'è problema e che non sono cose che lo riguardano, mio fratello dice che se ne fotte di chi lo guarda ma ci interessa alquanto chi ci mette le mani addosso alla sorella.

           La divisa chiude il telefono e porta mia figlia nella cameretta. Poi mi si avvicina sorridendo, tipo non è successo proprio niente, mentre la rotonda se lo incita dicendo che mio fratello non c'entra un cazzo e che io non sono una brava moglie e allora la divisa decide di giocare a pugilato e mi tira nu cazzuttone in pieno mento e allora mo' tengo bisogno di riposo e me ne svengo.

          Quando che mi sveglio la prima cosa che sento dire è "...meritaaaaaaat", certamente con molte più a di quelle che ho scritto.

          Per giorni mi sono mossa nel limbo, preoccupandomi solo di mia figlia. Che chiedeva e ricordava e all'improvviso, senza alcun motivo, prendeva a piangere. E allora ho deciso.

         Me ne vado, ci ho detto un giorno. E' stata proprio n'idea di merda, mica d'andarmene, di dirglielo. Infatti ho provato l'inebriante esperienza d'essere sbattuta di nuca al muro più volte, niente sangue però per due settimane non sono riuscita a dormire perché impossibilitata a poggiare la capa sopra al cuscino.

          E allora ieri me ne sono andata senza dirglielo, era 'na buona idea solo che ho sbagliato, e ti pareva, perché volevo pigliarmi la macchina mia e ho trovato alla divisa col cappello e la pistola sopra al sedile del passeggero. E' per questo che in ospedale m'hanno dovuto buttare dentro a un cestino sterilizzato due dita della mano destra anche se prima di buttare alle dita mie m'hanno chiesto se me le volevo portare a casa. Un carabiniere al pronto soccorso mi ha chiesto com'è successo e io ci ho risposto che era un test per la sopportazione del dolore. Quello mi ha chiesto se il test era riuscito, ci ho risposto di sì e ci ho detto che il test lo riguardava assai. Ha spostato la capa di lato e poi s'e spalancato la bocca e mentre era ancora a bocca aperta ci ho detto di stare tranquillo, che ogni corpo maschile tiene due coglioni quindi senz'altro prima o poi sarebbe accorso in aiuto suo l'altro coglione appartenente al corpo dell'arma dei carabinieri.

          Adesso inizio a tenere una certa preoccupazione dovuta al fatto che comincio a perdermi alcuni componenti del mio corpo e la cosa mi disturba che ci so' affezionata che ad esempio al pollice e all'indice della mano destra mia li conoscevo da una vita ed erano sempre stati appresso a me, almeno fino a quando il figlio della rotonda non se li è chiusi nello sportello della macchina.

          E allora mi conviene che lo denuncio, faccio le cose come si deve. Vado alla polizia e denuncio al padre di mia figlia. Qual è 'na roba più triste di questa? Ma io tengo paura.

           Paura di vivere nella stessa casa con un malato. Paura d'essere aggredita. Paura del dolore. Paura della dignità, paura per mia figlia.
 
          Cazzo, che come ve lo devo dire, tengo paura e basta. Le mazzate fanno male. E la famiglia sua dice pure che me le merito. Me ne fotto se so' pazzi, io tengo paura.

          Quel giorno me lo trovo a casa quando torno dalla spesa. Dice che non è andato al lavoro. Che mi ha aspettato proprio per parlare con me. Dice che la polizia ci è andata a fargli visita.

          Cambia lo sguardo. Cappello e divisa stanno al loro solito posto, la pistola invece non c'è al fianco suo. La fondina è vuota. Ah, no ecco. La pistola è nella mano del padre di mia figlia. E adesso la mano che regge la pistola poggia la pistola sopra alla mia bocca. L'altra mano di quest'essere umano di merda che io mi sono sposata e con il quale ci ho fatto all'amore e con il quale ci ho fatto una figlia bellissima mi spalanca la bocca e fa entrare alla pistola nella bocca mia e mi viene da vomitare ma non faccio in tempo.
         
            E' tutta una luce bianca che s'accompagna a 'sta melodia dolce e leggera come leggera sono io mentro fluttuo nel nulla col server del cervello che ronza silenzioso e proprio a niente penso. Semplicemente, è tutto finito. Neanche a mia figlia ho fatto in tempo a pensare, semplicemente mi ha assassinato e sono morta.

           Tranquilli, con un qualche cavillo in galera manco ci andrà.

           Chissà, se l'avessi denunciato al primo episodio...
       

sabato 11 agosto 2012

Un Racconto Profumato.



  Faccio il lacchè. Tenevo l'ambizione del giornalista, correggo invece le bozze di uno che tiene 'na rubrica di libri sopra al settimanlae allegato al quotidiano nazionale maggiormente diffuso. Voi basta che ci offrite pranzi e vacanze e questo vi fa diventare scrittore da premio. E' nu poco ricchione, quindi predilige i maschietti.

        Ci avevo già la valigia in mano, ma mica tanto per dire, no. Proprio che la tenevo in mano la valigia mia. Ed ero contento ed eccitato. Sì, sì, dovevo andare a Parigi, il primo servizio importante: l'intervista a Ken Follett. Il mio capo è con il gesso e a farci l'intervista all'uomo dalla tastiera d'oro ci vado io. A Parigi. Due giorni. Volo business e alloggio tutto spesato al Ritz. Finalmente qualcosa inizia a girare.

           Ecco, ci siamo capiti. Gira proprio tutto intorno a me e non solo quello che avete capito pure voi. 
"Mezza calzetta, mettiti sereno. A Parigi non ci vai più. L'intervista è saltata pezzo di fesso".
           Questo mi dice Ciro D'Ontoriona, l'uomo più becero e venduto di tutti i beceri e venduti del globo nostro. Maledetto a lui. E sto qua come a l'imperatore dei coglioni co' la valigia in una mano e il cordless nell'altra, la faccia mia è precisa il ritratto della deficienza. Tengo assai voglia di piangere.

          Nello stesso istante, a Milano, quella merda di D'Ontoriona entra stampellando nell'ufficio dell'amministratore delegato del più importante gruppo editoriale europeo, gruppo editoriale che non mi manda più a Parigi ma che comunque mi dà da mangiare, poco e male ma so' dettagli ininfluenti di 'sti tempi.

          "D'Ontoriona bisogna fare un'intervista a Luceli, la casa editrice è L'Arco d'Oro, la sede è a Portofino. L'ho vinta ieri a carte, non vale un cazzo né la casa editrice e men che meno quel Luceli. Ma perché io ti pago profumatamente? Perché la tua rubrica, che ti ricordo non vale niente, promuove libri, che valgono come alla tua rubrica, ovvero niente, ma grazie alla tua rubrica si vendono, e tanto. E io mi faccio i soldi, e tu viaggi e ti fai bello e credi davvero che gli scrittori che promuovi sono bravi. E' tutto finto, tranne i soldi che mi faccio io, ah ah ah.
           Quindi, ancora una volta, tu farai finta di scoprire un immenso talento e qui e lì e cazzi, entrerà nei primi dieci delle classifiche di vendita e lo manderemo pure a vincere premi. Mandaci quel tuo lacché, Coriddi, vola, alè alè". Senza il minimo briciolo di dignità il D'Ontoriona, sempre stampellando, esce dall'ufficio dove si decide quali saranno i best seller dell'anno.

           A volte nella vita capita, certo è raro, che tu stai bello contento e poi t'arriva 'na palata e dopo che ti sei preso la palata, torni di nuovo contento. E sì perché adesso quello schifo di venduto di D'Ontoriona mi deve richiamare per dirmi che devo fare l'intervista a Luceli.

          "Mezza calzetta fallita, muovi il culo rinsecchito che devi andare a Portofino. Intervista urgente a tal Luceli, futuro vincitore di svariati premi nonché protagonista di innumerevoli puntate a venire della mia rubrica. Scattare, la casa editrice è L'Arco d'Oro, forza".

          Portofino non è Parigi, ma tu butta via. Già mi vedo sulla terrazza dello Splendido. E così quella che doveva essere una giornata meravigliosa è poi diventata 'na giornata dove pioveva forte forte tanta cacca ma adesso è tornato il sole. Ah, Portofino.

          Macché, la cacca a me mi segue e come ombrello tengo la sfiga. Già, perché quel Luceli lo pubblica L'Arco d'Oro che ha la sede a Portofino ma 'sto cesso sapete di dov'è, dove vive? A Potenza vive, maledizione, maledizione e maledizione. Da Parigi a Portofino a Potenza, un diluvio di merda, altroché.

          Quindi, eccomi qua. A Potenza, pare che 'sta Via Pretoria sia il cuore pulsante della Città. Sarà, a me pare proprio triste, assai. Sembra una città fantasma. E aspetto il Luceli e mentre sono qui che aspetto passeggiando lungo Via Pretoria sento qualcosa che mi piglia proprio alla bocca dello stomaco e pure al cervello.
          E' un odore particolare, strano, sento come fiori freschi, una specie di primavera sul mare. Sì, 'sto cazzo, ho sbroccato, il cervello mio è in default. Uno viene a Potenza e sente odore di mare, che poi mi verrebbe da dire oceano. Già, perché tu l'odore dell'oceano sai qual è, no? Lasciamo sta' che Potenza è in montagna ma tipo, allora, oceano Indiano o Pacifico, così giusto per provare con una definizione un tantino più precisa. Bello, senti a me, tu ci hai l'esperienza dell'oceano Cacchifico, e basta.

          Questa lunga e inutile digressione intorno a me stesso non m'ha però tolto dal naso st'odore così particolare di fiori freschi, frutta e legni, un'eleganza gentile, d'altri tempi.



          "Mi scusi".
         Una stanga con lunghi capelli ricci e magnetici occhi verdi mi guarda sorridendo e ripete "Mi perdoni, devo aprire. Il negozio, scusi".

          E mica mi sposto, no. Evidentemente è deciso, il premio di coglione dell'anno non me lo toglie nessuno. La signora deve entrare in negozio, presumibilmente nel suo negozio, la mia è ancora n'intelligenza viva.
          E so' come a un pilone dell'autostrada, fermo e incorruttibile, non mi sposto. E adesso Via Pretoria è come l'oceano in primavera al limitare d'un bosco fiorito e fruttato.
          Il mio cervello mi chiede "Compa' ma che cazzo ti vai fumando?".

          La signora mi guarda adesso alquanto interdetta "Si sente bene?". Epperò non sorride più, e ti credo. Ormai so' due minuti che mi parla avrà iniziato a porsi delle domande.
          "Scusi, è italiano?".
          Beh, poteva mica chiedermi scusi ma lei è proprio così cazzone?, si vede che tiene il gene del rispetto e dell'educazione e preferisce pensare che io sia straniero piuttosto che n'ebete preciso preciso.

          Il mio cervello m'ha suggerito giuste giuste tutte le cose da dire ma io mica le dico le cose che m'ha suggerito, magari se ne accorge la cazza della professoressa.

          Penso alle mimose e ai fiori d'arancio. Mimose e fiori d'arancio in riva all'oceano, e penso ai legni del bosco. Scusa maledetto imbecille pluripremiato, stai in riva all'oceano e senti i frutti del bosco? Ci sarà anche a Potenza un centro d'igiene mentale, forse è 'na roba passeggera.

          La signora ora mi tocca il braccio e poi saluta in modo molto affettuoso a uno. Uno adesso mi dice "Salve, molto piacere sono Luciano Luceli" e mi sposta sì da consentire alla signora di poter finalmente fare ingresso nel suo negozio.

          Il Luceli tiene precisa la faccia del premio Strega, 'nu predestinato. Tiene tutte le carte in regola, infatti scrive porcherie, no quelle porcherie belle, magari, cioè proprio roba che non si può leggere. Avrà successo, infatti.

          "Dottor Luceli, la sente anche lei questa brezza marina, fruttata e fiorita?". Il predestinato è, manco a dirlo, molto meno educato della signora. Infatti, guardandomi come se fossi 'na pagina del sudoku mi chiede "Non si sente bene?".

          Eccheccazzo, se nel giro di cinque minuti in due ti chiedono se ti senti bene vuol dire proprio che tu bene non stai e potresti salvarti, per iniziare avresti potuto far credere d'esser muto, meglio muto che scemo. Ma tu insisti nel tuo pallore cerebrale e dici pure "Luceli, non la sente lei, la pesca?".

          Luceli si guarda attorno, vuole chiedere aiuto, ha capito che non sei muto e tiene le prove inconfutabili che sei scemo, ci tiene proprio la confessione. Preferisce dire al magistrato che sei scemo, no pazzo. Meglio scemo, sì. No pazzo. Avrebbe paura. Eppoi, deve fare l'intervista, lui lo sa che ha scritto un libro che è il ritrovato del secolo per la stitichezza ma l'intervista la vuole fare perché sa che gli cambierà la vita. E tu invece adesso fai come i cani quando annusano l'aria, stai con la testa in alto e sniffi.

          "Lei si droga?". Il mondo esterno ha perennemente bisogno delle sue certezze. Meglio drogato che scemo.

          Inveco tengo forte la consapevolezza della mia sanità mentale. Nel mio cervello non ci sono assessorati politici né tecnici. Non c'è corruzione, semplicemente sono in una dimensione emozionale nuova e diversa. Sono in un non luogo in compagnia di due persone che però non condividono con me ciò che io ho appena postato. Non stanno su Google +. Il mio post è un mattino con i primi caldi raggi del sole, è un oceano al limitare d'un bosco ricolmo d'estratti preziosi, e parlo con i ciclamini e le mimose e le magnolie e ascolto la brezza che mi parla di legni odorosi e d'arancio e mi prendo le vellutate carezze della pesca.

           E provo un'infinita tristezza per questo mediocre scrittore che non riesce a seguirmi in questo posto. Uno scrittore la cui vita cambierà grazie a 'na partita a carte che ha visto passare di mano 'na casa editrice.

          "Va meglio?".

          Mo' vi faccio un disegno. Come cazzo ve lo devo dire che va benissimo, che sto benissimo. "Ma dico, voi non lo sentite questo profumo?".

          Mi hanno fatto entrare nel negozio della ricciolona, è una profumeria. Vogliono darmi acqua e zucchero. M'hanno fatto sedere e adesso oltre che scemo so' diventato pure invalido.

          "Di quale profumo parla, signore?".
          "Ma come, questo..." e faccio il cane cocainomane in astinenza, mentre il predestinato sbuffa e spazienteggia.

          "Dice questo?" E così dicendomi, questa signora mi piazza sotto al naso mio il polso suo.

          E allora io proprio chiudo gli occhi. E me ne vado sott'acqua. E nuoto. E risalgo. E resto bagnato dalla primavera di Potenza e soffro assai al pensiero che il mondo pensa che so' pazzo quando invece mica niente hanno capito di quello che si perdono.

          "Sì, sì signora. E' questo, un profumo straordinario".
          "E' vero, ha ragione. Si chiama Iperborea, di Lorenzo Villoresi".
          "Sia gentile me ne dia tre confezioni. Ah, scusi, lei è sposata?".
          "No, ma ho..."
          "Bene, andiamo prima a prendere un caffè".

          E me la prendo sottobraccio e sono in barca a vela, veleggio in Via Pretoria e Luceli ci guarda che mo' è lui preciso come a nu scemo.

          "Ma...e l'intervista?".
          "Ascolti, faccia 'na cosa. Si compri Iperborea e vada affangulo lei l'intervista ma, soprattutto, quel cazzo di libro di merda che ha scritto!".

          E così mi so' giocato il posto di lavoro.
       
          Ma volete mettere la soddisfazione di mandare affanculo uno che se lo merita per poi andare in barca a vela in Via Pretoria co' gli America che cantano Woman Tonight e le bolle di sapone nella capa.

          Il mio cervello convoca n'assemblea sindacale alla fine della quale viene stilato un comunicato nel quale si dichiara, ovviamente, che sono un coglione. Un coglione che si gioca il posto di lavoro per un profumo.

          Il cuore, azionista di maggioranza della vita mia, manda a cagare i sindacati e ci dice che il piano industriale questo è, gli piace e, soprattutto, è lui che manda avanti la baracca, quindi meglio un'emozione della colazione, al resto poi si pensa.


  

giovedì 9 agosto 2012

La Medaglia d'Oro Alle Donne


        E ANCORA UN PENSIERO AVULSO DAL BLOG

         Caldo assai, ancora. E per essere in piena estate è certo una notizia mica da poco. Il fatto è che in questi giorni c’è un italiano che divide gl’italiani, tanto per cambiare. 
          La nostra sfortuna, in quanto italiani, è quella di non avere nemici veri. Gli italiani tengono gli italiani come nemico dichiarato. Stavolta uno che nel nome d’italiano tiene proprio poco che pare più nu codice fiscale che nu cristiano sta tenendo banco. Schwazer. Un campione che ha fatto l’imbroglione e l’ha confessato in televisione e con un poco di confusione ha detto che s’è comprato il doping su internet anzi no in Turchia dentro a una farmacia.  
          Adesso, non è che ci interessa poi più di tanto sapere come ha fatto ad arrivare alla farmacia turca dai verdi prati con i frigoriferi pieni delle merendine al latte che ‘sta cosa è bellissima già per conto suo, e mi riferisco allo sceneggiatore di ‘sta farsa che è la vita nostra che mica era facile pensare a niente di più salutare d’una merendina al latte shakerata co’ nu poco di epo che, a quanto pare, proprio salutare mica è. Ovviamente, il codice fiscale ha fatto tutto da solo. Mica nessuno lo sapeva. 
         Certo, avesse vinto ‘na medaglia, sempre in televisione andava a dire a un sacco di persone che era un’imbroglione. Solitario. Non so a voi, a me non è che poi più di tanto m’interessa sapere se teneva i complici. 
          Epperò m’immagino ‘na cosa altra. 
         Tipo ‘na mamma che ogni mattina si sveglia alle 6 e prepara il pranzo che non consumerà prima delle 15 perché uscirà dal lavoro alle 14 dove ha preso servizio alle 8 dopo aver portato all’asilo uno dei due figli perché l’altro l’ha portato a scuola e poi se li è andati a riprendere a tutti e due e s’è andata a fare la spesa per il giorno dopo già pensando che dopo pranzo prima di portare uno dei figli suoi alla palestra si deve stirare a un Everest di panni e deve ripassare dalla palestra e deve tornare a casa a sistemare perché si dovrà pur cenare e poi di nuovo rassettare e pure qualche conto fare perché il dolce maritino che ci dimostrava tanto assai d’amarla la stroppiava di palate e lei s’è trovata il coraggio di liberarsene ma quello manco n’euro mo’ ci passa e Equitalia pure ci dimostra che la pensa e ci manda le cartoline, e allora, mamma che vinci ogni giorno la medaglia d’oro alle olimpiadi della sopravvivenza, vattene pure tu alla farmacia della Turchia e datti n’aiutino tanto a te le interviste non te le vengono a fare e, soprattutto, manco la pubblicità ti fanno fa e allora va’, alla Turchia, va’.

...TANTO A TE E LA MEDAGLIA D'ORO E CHI TE LA DA'...

giovedì 2 agosto 2012

Bologna 2 Agosto 1980 10:25 Il Corriere Della Sera


VI CHIEDO SCUSA, MI PRENDO UNA PAUSA DALLE CAZZATE



             Agosto. 
          I primi giorni d'Agosto. Ovvero, ferie per lo più mare, certamente vacanze, voglia di divertirsi, soprattutto se si è giovani.

          Ognuno tiene caro il ricordo delle vacanze dell'adolescenza, personalmente ne ho diversi di ricordi. Gli odori del mare, trent'anni fa ad esempio c'era 'na spiaggia a Maratea che adesso il mare s'e ripreso, quasi come a dire che non ci meritiamo tanta bellezza, che non l'abbiamo saputa apprezzare nel modo giusto. Trent'anni fa per me l'odore del mare teneva il sapore della Nivea e dell'olio solare al cocco della Coppertone, con la confezione di plastica marrone raffigurante 'na bimba biondissima a cui un cagnolino ci abbassava il costume così che tutti potessero capire quant'abbronzata fosse la fanciulla.
          
          Agosto, al mattino, molti al mare. In tanti a tuffarsi nell'acqua, poco importa se blu, al largo, lontano dalla costa, dopo aver fermato la barca nel vano tentativo di raggiungere l'orizzonte, o se immersi in pochi centimetri d'acqua, stesi sul bagnasciuga.

           Agosto, al mattino, e perché no, magari in montagna, a dar ragione a Rino perché effettivamente il cielo è più blu, così come il verde è più verde e l'aria è più aria, magari stesi sull'erba e con un bel libro in mano o con le mani intente ad accarezzare capelli morbidi e profumati.

          Agosto, al mattino, magari accidenti sono appena tornato dalle vacanze e quindi ci ho il magone brutto brutto.

          Agosto, al mattino che me lo godo assai perché sono proprio in procinto di andarmene in vacanza e quest'anno ce lo so per certo che mi divertirò assai, garantito.

          Agosto, maledizione, perché in ferie non posso andarci, perché la vita ha deciso di rivelarsi e m'ha spiegato che c'è tanto dolore a starle appresso.

          Agosto, un mattino. La fine di tutto. Perché un boato indescrivibile s'è cancellato troppe vite e guarda caso s'è cancellato vite per lo più giovani. 'Sto boato s'è portato via un pezzo di stazione di una delle città più accoglienti del mondo.

          Il 2 Agosto 1980, trentadue anni fa, questo è successo.

          E oggi, 2 Agosto 2012, il giornale che da sempre leggo ogni mattina, Il Corriere Della Sera, in prima pagina, ha trovato il modo di dare spazio a 'nu parrucchetto che non s'è riuscito a patteggia' ma neanche un rigo in memoria di quella tristissima pagina di storia nostra. Non c'era spazio in prima pagina. Questi siamo diventati. C'è gentaglia in giro che non tiene rispetto per il dolore degli altri.

          Agosto, tuffami nel perdono se ci riesci.